sabato 2 gennaio 2010

Condividere la solitudine

L'avevo anticipato, eccolo qui, il post dedicato al bellissimo libro di Marilde Trinchero, La solitudine delle madri.

Appena ho visto il libro, con la sua copertina Jugendstil, ho pensato annoiata: "Ecco un altro libro sdolcinato sulla maternità e sulle gioie nascoste dell' essere mamma..." Poi mi sono incuriosita del fatto che Marilde Trinchero è arteterapeuta (che cosa fa un'arteterapeuta?) e, quindi è scoccato il colpo di fulmine quando ho letto la frase con cui si presenta: "mentre attraverso la vita, le immagini e la scrittura sono strumenti che porto sempre con me" e ho scoperto che molte delle immagini e dei testi che utilizza sono gli stessi che da un po' di anni mi fanno compagnia: Frida Kahlo, Käthe Kollwitz, Artemisia Gentileschi, Adrienne Rich, Clarissa Pinkola Estés, Sylvia Plath, Simone De Beauvoir... Allora ho preso il libro, l'ho letto tutto d'un fiato, ho pianto, ho riso, mi sono emozionata. E ho finalmente ritrovato e idealmente condiviso alcune delle sensazioni più forti e dolorose della mia vita, che mi hanno assalito in seguito alle mie maternità e per formulare le quali non avevo mai trovato coraggio e parole adeguate. Alla fine ho provato un'invidia fortissima per le donne che hanno partecipato all laboratorio: anch'io avrei a suo tempo desiderato una simile opportunità di esprimere il disagio e le difficoltà che provavo...

Alla lettura emozionale è seguita una seconda rilettura, più ponderata, nella quale ho apprezzato i riferimenti e lo stile con cui il libro è scritto.

Il grande merito del libro è sicuramente quello di dare voce al lato oscuro del "diventare madre", agli aspetti totalmente ignorati dai riferimenti culturali abituali, che, invece, idealizzano la figura e il ruolo materno, addossando così alle madri l'enorme fardello psicologico dell'inadeguateza e del senso di colpa, proprio nel momento in cui la donna perde tutte i suoi punti di riferimento e, di fatto, rimane drammaticamente sola.

Per me è stato un sollievo scoprire che simili sensazioni sono comuni a tutte le donne, che io non sono stata un mostro insensibile per averle provate, e che la sensazione di essere completamente sola e abbandonata non era un mio limite, anche se il mio compagno mi ha davvero lasciato sola, prima psicologicamente e poi anche fisicamente, andandosene poco dopo la seconda maternità.

E durante la lettura ho ripercorso e, spesso per la prima volta, dato un senso a molte delle mie esperienze: oltre all'abbandono del mio compagno, il senso di smarrimento e isolamento succeduto alla brusca cesura con la vita "di prima", la perdita della mia dimensione di donna, il deteriorarsi del rapporto con mia madre (una "cattiva nonna"), il bisogno fortissimo di fare qualcosa di creativo (che mi ha fatto riempire casa di lana con cui ho fatto sciarpe e cappelli dai colori e dalle dimensioni improbabili), l'angoscia del "tempo interrotto" in cui c'è sempre qualcuno che ti chiama o ti reclama, senza nessun rispetto per te, i tuoi bisogni, i tuoi desideri.

Insomma, questa lettura mi ha fatto percorrere un viaggio ideale dentro di me, in cui per la prima volta ho guardato e chiamato per nome ferite aperte che ancora bruciavano, e già questo, insieme alla nuova consapevolezza di non essere più sola, ha avuto su di me una funzione terapeutica, liberatoria.

Grazie, Marilde, di avere scritto La solitudine delle madri!



5 commenti:

monteamaro ha detto...

Ciao, torno a trovarti e ne sono contento.
Si, c'è un lato oscuro del divenire, e poi essere madre: Forse la natura ha visto la donna migliore dell'uomo, più forte, completa, e una capacità di vedere cose che, questi ultimi vedono tardi, o affatto.
Oppure, per noi (mi ci includo) è stato più facile riconoscervi un valore, che è solo nominale, ma così utile a scaricarci di responsabilità e fatiche.
Felice per le tue conclusioni sulle responsabilità, che spero ti diano la completa libertà del vivere.
Un ultima cosa, non lasciare mai più che siano "gli altri" a fare di te una perdente, smettere di stimarci è la vera sconfitta.
Ciao, a presto.

Marilde ha detto...

Grazie a te, per averlo letto e averne scritto in modo così profondo. E' bello sapere che le parole circolano, incidono, trasformano, risuonano e provocano tante emozioni.

lucida follia ha detto...

@monteamaro: che bello che sia proprio un uomo con la tua profonda sensibilità e la tua sincerità a lasciare il primo commento a questo post. Lo prendo come un buon auspicio per me e per tutte le donne.
Spero che tornerai presto a trovarmi e a dialogare con me!

lucida follia ha detto...

@Marilde: ho solo cercato di esprimere in forma "intelligibile" le emozioni e le riflessioni che la lettura del libro ha suscitato in me. Peccato non averlo potuto leggere quindici anni fa, mi avrebbe probabilmente evitato anni di dolorose sofferenze (inutili).
Mi auguro davvero che venga letto da tutte le donne!

lucida follia ha detto...

@monteamaro: comunicazione di servizio: sto cercando di commentare la tua dedica nel post http://monteamaro.blogspot.com/2009/12/natale-ci-siamo.html ma mi dà sempre errore.
Te la metto qui, sperando che passi a leggere:
"La vedo solo ora, quando ormai l'atmosfera natalizia è solo nostalgia, e mi fa doppiamente piacere leggerla. Grazie!!!"