domenica 30 maggio 2010

La poesia di una domenica con la luna storta

Ho paura
Ho paura di restare solo
Ho paura del mondo
Ho paura di essere diverso
Ho paura di essere lo stesso
Ho paura di essere troppo
Ho paura di non essere niente
Ho paura del confronto
Ho paura dell’indifferenza
Ho paura di essere qui in questo momento
Ho paura di non essere da nessuna parte
Ho paura di non vedere niente
Non provare niente
Non sentire niente
Ho paura di non lasciare un segno
Ho il terrore di non innamorarmi più
Ho il terrore di innamorarmi ancora
Ho paura di dimenticare
Ho paura di essere dimenticato
Ho il terrore di non abbracciare più
Di non fare più l’amore
Ma solo scopare
Ho il terrore di soffrire
Il terrore di infliggere dolore
Il terrore di andarmene
Ho il terrore di morire triste
Il terrore di morire prima di mia madre
Il terrore di morire prima di mio padre
Il terrore di non trovare l’ispirazione
Di non avere più gli occhi che brillano
Ho il terrore che il cuore mi si prosciughi
Ma la cosa che più mi terrorizza, in assoluto, è non essere amato.

Dave St-Pierre,  La Pornographie des Âmes

 

mercoledì 26 maggio 2010

Femmina penso, se penso una gioia!

Ballata delle donne

Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire, che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano.

Edoardo Sanguineti



Grazie!!!!

domenica 23 maggio 2010

Pare non sia neanche più tornato a prendere l'accendino



Francesca Pellegrino
Il fantastico mondo di Barbie

Come da manuale
arrivarono le statuine
sulla panna montata.
Lei che sembrava la neve sulla neve
calce sulla calce da restarne ciechi
e lui, un contrasto di raso blu
tutto incappellato.
Di fatto - dicono -
che la torta non fosse stata un granché
e che lui sia sceso a comprare le sigarette
nei giorni successivi.
Pare non sia neanche più tornato
a prendere l'accendino.
E dire che neanche fumava.

La poesia di una domenica piena di dubbi

Non sente niente Colui che dà la vita,
non può sentire,
e noi a domandare, a chiedere,
a inventare storie a cui credere,
di malvagità compiute, di pene ricevute,
di liberazioni non avute,
per ritrovarci poi alla fine
a mendicare vicini

Cesare Viviani

sabato 15 maggio 2010

Io non so...

Io non so se l’amore sia una guerra o una
tregua, non so se l’abbandono d’amore
sia una legge che la vita cuce fino al
ricamo finale.

Io non so spiegarmi l’imperturbabilità
di Dio, e non mi spiego di non udire il
suo grave lamento, il suo urlo di collera o
d’amore, e non so vederlo che sono in cecità
ma vorrei sentirlo almeno piangere come piango io
guardando le facce indolorate, guardando le
facce con grave malattia terrestre,
io non so invocarlo né bestemmiarlo che
è troppo nella sottrazione e troppo
astratto per i miei chili umani.

Mariangela Gualtieri, dal Monologo del non so di Parsifal

mercoledì 12 maggio 2010

E non puzza più di solitudine la pioggia!

Ancora una poesia estremamente evocativa di Francesca Pellegrino (che mi piace sempre di più!), in parte una risposta ai commenti lasciati in un post precedente.




Io e il mio soldato siamo una città
L’abbiamo costruita passo dopo passo
sulle macerie dell’abbandono.

E non puzza più di solitudine
la pioggia.

domenica 9 maggio 2010

Oltre la cartolina

Oggi è un po' come per l'8 marzo: fiori, cioccolatini, regali, auguri a tutte le mamme. Domani si torna alla normalità, in un Paese in cui i servizi sociali sono scarsi e le mamme sono spesso costrette ad abbandonare il lavoro per accudire i figli e in cui un ministro della Repubblica definisce "privilegio" il congedo per maternità.

Allora oggi nessuna  "poesia della mamma" destinata a risuonare solo per il tempo della lettura e, invece, tre contributi ad una visone più reale della maternià che, forse, lasceranno tracce un po' più durature di una cartolina di auguri o di una rosa:


Un film/documentario: Unovirgoladue di Silvia Ferreri

Un'esortazione di Umberto Galimberti:
"Un invito ai padri: tutelare la maternità nella sua inconscia e sempre rimossa e misconosciuta crudeltà. Questa tutela ha un solo nome: "accudimento", per sotrattrarre le madri a quella luce nera e così poco rassicurante che fa la sua comparsa nell'abisso della solitudine" (I miti del nostro tempo)

sabato 8 maggio 2010

Il tradimento come motore della storia

"Il tradimento [...] si trova sempre sulla nostra strada, e non solo per annientarci: se il tradimento destabilizza, è perché qualcosa si ricrei. Al tradimento siamo da sempre gettati. Il rinnovarsi del miracolo di un Io che scopre se stesso [...] è possibile solo se e quando si apre una breccia nella linearità del suo tempo e nella quotidianità delle sue credenze: l'uomo ha bisogno di trascendere il proprio limite per scoprire nuove regioni di se stesso. Freud, Jung, insieme a Galileo, Bacone, Abelardo o Nietzsche, perpetrarono il grande tradimento delle regole culturali del loro tempo, furono i trasgressori di un sistema chiuso del sapere che non consentiva loro più alcuna possibilità di scommessa con se stessi e soprattutto di scoperta di nuovi assetti dei mondi sconosciuti in cui l'uomo è calato. Essi pagarono questa temerarietà spavalda col diventare a loro volta oggetti di tradimento, ma la storia e la loro fede li hanno largamente ricompensati. Il tradimento è in questo senso una negazione di ciò che esiste affinché non si cristallizzi, perdendo vita e senso.[...] E' una legge della psiche. Nella logica del tradimento si esprime il daimon creatore dell'uomo, la sua ansia di libertà e di individuazione.
Certo tradire equivale anche a dare la morte, significa tradirsi in ciò che prima costituiva la propria pienezza e sicurezza.
[...]
Se l'uomo fosse libero, non avrebbe bisogno di tradire; eppure è altrettanto vero che se l'uomo non fosse libero, non potrebbe tradire. Il tradimento è una rivolta: ogni rivoluzione s'iscrive nell'orbita del tradimento, è tradimento ogni opera d'arte che rompa un circuito obsoleto della conoscenza, è tradimento ogni nuova scoperta, è tradimento ogni originale movimento intellettuale."

Aldo Carotenuto, Amare tradire, Milano 1991, Bompiani, pp. 218-220

venerdì 7 maggio 2010

martedì 4 maggio 2010

Della dignità del lavoro e di altre quisquilie

Sono settimane che medito di scrivere un bel post su Chiara Ingrao e la presentazione di Dita di dama cui ho avuto la fortuna di assistere un paio di mesi fa, ma fino ad ora ho sempre desistito, un po' per il rifiuto  innato che ho a scrivere post di recensione di libri, un po' perché mi sento inadeguata a esprimere efficacemente tutti i molteplici sentimenti e le stimolanti riflessioni che la lettura del libro e ancor più l'ascolto della sua autrice ha suscitato in me.
Ci voleva la rabbia provocata dall'uscita di Mariastella Gelmini sul congedo di maternità per sbloccare ogni mia esitazione: dopo le affermazioni della "ministra" sento il bisogno di contrapporre qualcosa di segno opposto, pazienza se il mio post risulterà confuso, ingarbugliato, approssimativo: il fine giustifica i mezzi.


Il romanzo racconta la storia della diciottenne Maria, che, negli anni settanta, finita la scuola, va a lavorare in fabbrica come operaia, dove, sullo sfondo dei cambiamenti sociali di quegli anni, insieme alle sue amiche, lavora, lotta, cresce, si innamora.
La storia è bella, coinvolgente, appassionante, ed è narrata in prima persona da Francesca, l'amica del cuore di Maria che, a differenza di lei, va all'università a studiare legge.
Dietro alla storia di Maria c'è la Storia di quegli anni con i suoi grandi temi: il lavoro, le lotte operaie, il sindacato, le conquiste sociali, l'emancipazione delle donne, il terrorismo, la politica.....

Chiara Ingrao nell'incontro ha raccontato le sue esperienze, anche difficili e conflittuali, di quegli anni,  ricchi di fermenti e tensioni sociali, in cui però la politica non era separata dalla vita quotidiana della gente, quando la classe dirigente politica era attenta e "viveva" in prima persona la realtà di tutti e il risultato erano leggi e riforme che hanno segnato il progresso sociale e democratico del Paese.

Personalmente, tra tutti gli argomenti che sono stati trattati, due sono quelli che più mi hanno colpito: l'affermazione della dignità del lavoro, più volte citata anche nel romanzo (e oggi spesso dimenticata) e l'esortazione di Chiara a tenere unite la poesia e la vita, l'astrattezza del pensiero alla concretezza della vita.

sabato 1 maggio 2010

Un anno?

Sì, mi accorgo che è trascorso proprio un anno da quando ho aperto questo blog, per curiosità del mezzo e senza tanta convinzione. Allora credevo che sarebbe rimasto uno sfogo solipsistico, una via di mezzo tra il diario e il blocco di appunti. Invece....
Invece è diventato la mia finestra sul mondo, mediante la quale ho incontrato tante persone, ho conosciuto nuovi mondi, ho fatto interessanti scoperte, ho allargato la mia visuale. 
Grazie a tutti coloro che in quest'anno sono passati di qua e soprattutto a coloro che sono tornati e hanno dialogato, perché  hanno permesso al blog e anche a me di crescere!