giovedì 30 dicembre 2010

L'anno nuovo e le sue leggi

Sebbene li abbia letti e riletti, non riesco a capire appieno i riferimenti contenuti nei commenti al post precedente.

Allora, per la legge degli opposti citata da Monteamaro, ho deciso di trasformare questo mio limite in un nuovo post (scemotto) di auguri per il Nuovo Anno che ci aspetta, sperando che poi qualcuno generosamente mi illumini.

Quindi, prendo la legge di Murphy citata da Luigi "Se qualcosa può andare storto allora lo farà" e, per la legge degli opposti, con la bacchetta magica di blogger la trasformo nel Pensiero Positivo di Anthony De Mello:
"Siamo creature nate dall'Amore e per l'amore, ma siamo creature libere; cioè possiamo donare e ricevere amore solo se lo vogliamo. L'amore, la compagnia, la bellezza, la verità sono perle preziose, a volte nascoste, e vanno cercate con determinazione"

A tutti coloro che arrivano, passano, sostano di qui, auguro un 2011 positivo, pieno di amore, libertà, compagnia, bellezza, verità e, soprattutto, di voglia ed energia per cercarle e goderle! 

quale migliore sottofondo musicale?





martedì 28 dicembre 2010

Il terzo principio della dinamica...

....recita: "ad ogni azione corrisponde sempre una reazione uguale e contraria"

Susan Mc Master


Supersimmetria

La supersimmetria . . . rapporta ogni particella nota ad una affine di velocità diversa e massa assai maggiore. (da "Scientific American")

Per ogni gesto che tu compi,
per ogni parola che da me ti giunga
un peso superiore corrisponde
che pesa dentro un'aria assai più scura

un'ombra che la luce mima
con simmetria infedele,
che l'abbraccio falsa, le parole abbuia,
e ciò ch’è chiaro offusca

ché quanto di te scorgo nel guardarti adesso
è il lato in ombra della luce,
e dal tuo viso facilmente leggo
il peso che tu dai alle mie parole, come tu sappia

che per ogni dare un togliere s'accoppia,
al desiderio quello di negarlo, di tradire

che l’amore la stessa sua forza luminosa spegne
con uguale crudele simmetria


Traduzione: Ada Donati


Supersymmetry

Supersymmetry . . . relates every known particle to a partner that has a different spin and much greater mass. (from "Scientific American")

To every gesture of yours I see,
to every word you hear
is bound a weight much greater
that hangs in darker air

is bound a shade that mimics light
with faithless symmetry,
distorts embraces, blackens words,
clouds all clarity

for all I see when I watch you now
is the shadow side of the glow,
and from your face, it's easy to tell
how you weight my words, how you know

that partnered to giving is turning away,
that desire brings desire to deny, betray

that love can defeat its own bright force
with its own bitter symmetry


From: "Dark Galaxies" (Ouroboros, Ottawa)

domenica 26 dicembre 2010

La poesia di Santo Stefano

Susan McMaster

Oggi ho messo ogni cosa sossopra

Ho rivolto i fiori alla parete
così che mostrassero l’ispido retro,
ho spostato il quadro,
scoperto uno strappo
dov’era sfuggita la lama
che taglia la tela all’intorno,
girato la poltrona,
trovato sul retro
il tessuto strappato dai gatti,
rovesciato i tavoli,
capovolto i tappeto,
spalancato il recinto ai cavalli,
asportato i pannelli isolanti,
smantellato l’assito,
estratto chiodi,
portato i tubi all’esterno,
divelto cavi e condotti,
devastato il prato,
abbattute le piante,
gettato via mobili,
scoperchiato il tetto,
demolito la cantina,
schiacciato l’intera struttura
ridotta a una palla
tenuta sospesa sulla tua testa –

l’ombra ha gelato il tuo ardore.

Hai guardato in alto
mentre guardavo in basso –

eri così minuscolo.


Traduzione: Ada Donati

Today I turned everything around

I turned the flowers to nod to the wall
spiny backs exposed,
flipped the painting,
uncovered a tear
where the framing knife slipped,
found cloth torn by cats
on the padded back,
up-ended the tables,
reversed the rug,
split the walls
open to the studs,
pulled out insulation,
ripped up floorboards,
yanked through nails,
reached into sewer pipes,
pulled them inside out,
tore the house away
from power lines,
its web of pipes,
knocked off sod and trees,
shook out furniture,
flipped the roof,
punched out the cellar,
crushed the shell into a ball,
and held it over your head –

The shadow froze your ardour.

You looked up
as I looked down –

you were so small.

domenica 19 dicembre 2010

La poesia di una fredda domenica prenatalizia

Da sempre vivo in modo ambivalente l'atmosfera delle feste natalizie: non ne sopporto la confusione, la corsa consumistica e il caos che ne deriva, gli obblighi familiari e sociali che impongono, le ore perse nel traffico, l'isteria collettiva. Mi piace invece la cesura con la quotidianità e la routine, mi piace la riflessione su temi importanti che comunque affiorano, anche tra un cenone e una tombola,  mi piace moltissimo avere più tempo a disposizione per me, le mie figlie, le persone cui voglio bene.

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare.
 
Giuseppe Ungaretti

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.



Cultura per bambini

Quando trionfava la psicanalisi, l'infanzia era un pozzo di conflitti, ma oggi la tendenza generale a rendere puerile tutto è la scorciatoia democratica verso la felicità di massa. Mai come in questi anni sono stati pubblicati tanti libri di psicologia riguardanti la regressione all'infanzia, né si sono registrati tanti fenomeni di giovani che rifiutano di diventare adulti. La mancanza di impegno politico, la sostituzione della critica sociale con il "conservatorismo compassionevole", la trasformazione dei riti religiosi in feste canore, il successo di libri che usano il linguaggio delle fiabe, la massima audience di programmi con un livello da scuola media, il successo presso ogni fascia di età di film adatti ai pargoli, il ritorno dei supereroi dei fumetti, l'aumento fra le donne e gli uomini del consumo di dolciumi, zaini, cappellini e T-shirt stampate rappresentano un fenomeno di attualità sociale.
In realtà, non si vuole cancellare il trascorrere degli anni soltanto nell'apparenza: si cerca di cancellarlo anche dalla coscienza. Senza Dio, senza impegni importanti, gli adulti più giovani si piegano o fuggono verso scenari dove possono travestirsi da altri personaggi, come spesso fanno i bambini.Essere come un bimbo equivale ad avere la possibilità di godere delle piccole cose, di affrontare il lavoro come un gioco e di confondere i giochi con l'esperienza della vita.

Vicente Verdù, Pianeta McTerra, Sperling & Kupfer, pagg. 49-50 

 
blog di Vicente Verdù (ah, se solo sapessi lo spagnolo!)




domenica 5 dicembre 2010

La poesia per scaldare questa fredda domenica

Paolo Buffoni Damina (aka Pabuda)

Inizio

da dove si comincerà?
dai petali, suppongo.
o dalle palpebre, magari.
nulla so: vado per ipotesi.
si comincerà
con delle piccolissime musiche
regalate al sistema nervoso centrale
per il tramite dei miei polpastrelli
e delle sue bellissime ginocchia.
si comincerà
respirando con un po’ d’affanno
a svelare pian piano
tutte le curiosità, trattenute
per attimi e attimi
nel nascosto dei polmoni.
all’inizio
ci si dovrà fermare un momento
a guardarsi, a studiare
la piega che fanno gli zigomi.
con ogni probabilità,
sarà bene cominciare
versando buon vino
sull’eccedenza
delle nostre attese.
cominciando, è sicuro,
niente ti garantisce
che presto non si finisca
per dubitare
della propria e altrui
assennatezza.

.-.-.-.

non riesco a trovare notizie o altre poesie su questo autore: se qualcuno le ha e me le segnala, mi farebbe un grande favore.

domenica 28 novembre 2010

La poesia di una domenica amara

Ci risiamo: l'azienda per la quale lavoro ha annunciato una nuova ristrutturazione. Questa volta la motivazione non è più la crisi, ma l'efficientamento della struttura per consolidare il rilancio sul mercato. Tradotto in soldoni: si parla ancora di esuberi, di persone che, più o meno volentieri, dovranno uscire dall'azienda e, probabilmente dal mercato del lavoro, considerata l'età e la qualifica.

Con questo pensiero in sottofondo ho scelto la poesia di oggi:


Bertolt Brecht
Generale, il tuo carro armato è una macchina potente

Generale, il tuo carro armato è una macchina potente

spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d'una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.

Generale, l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

traduzione di Franco Fortini

General, dein Tank ist ein starker Wagen

Er bricht einen Wald nieder und zermalmt hundert Menschen.
Aber er hat einen Fehler:
Er braucht einen Fahrer.
General, dein Bomberflugzeug ist stark.
Es fliegt schneller als ein Sturm und trägt mehr als ein Elefant.
Aber es hat einen Fehler:
Es braucht einen Monteur.
General, der Mensch ist sehr brauchbar.
Er kann fliegen und er kann töten.
Aber er hat einen Fehler:
Er kann denken.

domenica 21 novembre 2010

La poesia di una domenica di nuvole scure

Dylan Thomas
Lasciatemi fuggire

Lasciatemi fuggire, essere libero
(Vento per il mio albero, acqua per il mio fiore),
Vivere per me stesso
e soffocare dentro di me gli dei
o schiacciare sotto il piede le loro teste di vipera.
Nessuno spazio, voi dite, nessuno spazio;
ma non mi ci terrete,
anche se è forte la vostra gabbia.
La mia forza minerà la vostra,
perforerò la vostra nuvola oscura
per vedermelo il sole,
pallido e marcio, una brutta escrescenza.

 .-.-.-.-.-.

Let me escape,
be free, (wind for my tree and water for my flower)
live self for self,
and drown the gods in me,
or crush their viper heads beneath my foot.
No space, no space, you say,
But you’ll not keep me in
Although your cage is strong.
My strength shall sap your own;
I’ll cut through your dark cloud
To see the sun myself
Pale and decayed, an ugly growth.

domenica 14 novembre 2010

La poesia di una domenica solitaria (ma non triste!)

Io solitaria
spesso mi sdraio
su un mucchio d'aria
nel mio solaio.

Guardo la notte
guardo la luna
io sono tutte
io son nessuna.

Respiro il vento
respiro i fiori
io son dentro
io sono fuori.

Nel mio solaio
su un mucchio d'aria
spesso mi sdraio
io solitaria.


Roberto Piumini

sabato 13 novembre 2010

La stanchezza di conciliare

Segnalo brevemente un recente articolo della sociologa Marina Piazza, di cui condivido (oltre al bellissimo titolo!) la riflessione su come e perché in Italia le politiche volte alla conciliazione abbiano fallito, anzi spesso siano state controproducenti per le donne.

martedì 2 novembre 2010

Matite impegnate

Ho accompagnato le mie figlie al Lucca Comics.  In una giornata di pioggia incessante e torrenziale abbiamo macinato chilometri per le vie della bellissima città, tra stand di fumetti e migliaia di persone stanche e bagnate come noi.
Nel pomeriggio, per cercare un po' di riparo dall'acqua e dalla folla, ci siamo lasciate attirare dalla mostra nel Liceo Artistico: RAR- Risate anti razziste: un progetto molto interessante, un'esposizone di vignette notevoli sul tema del razzismo.


Tra i miei autori preferiti: Toni Bruno, Filippo Scòzzari, Alessio Ravazzani, Mauro Biani


lunedì 1 novembre 2010

Che voce!

Sono stata a un concerto dedicato a canzoni della tradizione popolare italiana e ho avuto modo di ascoltare e scoprire pezzi molto belli, cantati magistralmente da Giò Bosco, accompagnata da Mario Donatone e Milo Silvestro.

E per ringraziare Giò Bosco delle bellissime emozioni provate, le voglio dedicare un post.

Nata a Genova il 09/03/1958, Giovanna Bosco  si diploma all'Istituto d'arte di Roma e all'accademia di BBAA in scultura e contemporaneamente studia musica e canto privatamente con la soprano americana Cristine Lanquist e la contralto Rita Stocchi. Esordisce giovanissima come blues singer con brani di Bessie Smith, Billy Holiday, Janis Joblin, George Gershwin insieme ai musicisti Remo Silvestro, Carlo Bordini, Karl Potter, Stefano Di Battista, Mauro Verrone, Dario Rosciglione, Giorgio Cuscito. Partecipa al tour della cantante Clio, della cantante americana Sima (acid jazz); allo spettacolo brasiliano "Victoria Reja" di Iramar Amaral, collabora con Tullio de Piscopo, Nino Frassica, Maurizio Rota, Mario Donatone (One Night Band). Numerose le esperienze discografiche come vocalist (tra cui con Gianfranco Reverberi, Bruno Lauzi, Federico Troiani, con il gruppo dei Super Robots Dougie Meakin cantante e autore di famose musiche originali di cartoni animati, col chitarrista Dave Summer e il bassista Alessandro Saba) e le apparizioni televisive tra cui la sereno variabile con la "Funky Night Show". Ha partecipato a numerose esibizioni di cori Gospel col cantante - pianista Mario Donatone, e gli americani Harold Bradley, Mari Hubert, Jimmi Holden. Ha formato vari gruppi musicali tra cui:* Giò Bosco Trio con il chitarrista Fabiano Lelli e il percussionista americano Karl Potter - con brani di Ivan Lius, Burt Bacharach, Jonny Mitchell, Diana Shure, Carol King. * Giò & the Dogs Alessandro Saba al basso e il chitarrista Dave Summer, Nicola Di Staso, Wiliam Stravato - con cover Rock Blues. * La banda del Bosco col tastierista Marcantonio Infacelli e il chitarrista Sandro Scapicchio - con repertorio Soul Dance. Attualmente si esibisce acusticamente col chitarrista Pierluca Taranta, (Giò Bosco duo) o in quintetto (Giò Bosco band) con: Giorgio Amendolara (tastiere) Pierpaolo Ranieri (basso) Fabrizio Mantovani (chitarra) Stefano Pistolesi (batteria) - con brani da Tina Turner a Alanis Morisette.
 Per ascoltare alcuni brani di  Giò Bosco: http://www.myspace.com/giobosco
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Il programma del concerto:
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Archivi:
Canzoni contro la guerra
Il deposito.org:  Canti di protesta politica e sociale

sabato 30 ottobre 2010

La primavera intanto tarda ad arrivare





Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare....



In questo brumoso autunno, però, forse qualche segnale di desiderio di sole, di primavera, di rinascita, di amore si intravvede.
Almeno, io credo di intuirlo da segnali piccoli ma rincuoranti, come quello che credo di leggere nel fatto che in questi ultimi giorni tre blogger che seguo, anzi più precisamente due blogger e una poetessa, GiorgioPaolo e Francesca Pellegrino, dedicano tutti contemporaneamente un post (una poesia) all'amore, ognuno secondo le specificità del proprio blog, ma tutti e tre molto belli e interessanti. Negli stessi giorni, curiosamente,  molti visitatori arrivano sul mio blog digitando nei motori di ricerca L'amore fa.  Sono solo coincidenze significative?
 
 

martedì 26 ottobre 2010

Money money!

Torno sul tema del denaro, ma questa volta il livello della riflessione è molto più basso e concreto!
Però quanto è  brava Meryl Streep!


domenica 17 ottobre 2010

In difesa del silenzio

Le parole possono far male, possono ferire, sono mine, cariche esplosive!
...
Le parole, però, possono curare

(ecco, non mi piacciono i dogmi, le verità assolute e incontrovertibili)



Le tue parole fanno male,
sono pungenti come spine,
sono taglienti come lame affilate
e messe in bocca alle bambine,
possono far male, possono ferire, farmi ragionare sì.
ma non capire, non capire!
Le tue ragioni fanno male,
come sei brava tu a colpire!
Quante parole sai trovare, mentre io non so che dire...
Le tue parole sono mine,
le sento esplodere in cortile,
al posto delle margherite, ora
ci sono cariche esplosive!
Due lunghe e romantiche vite divise...
...da queste rime.
Le tue labbra stanno male, lo so,
non hanno labbra da mangiare,
oh ma la fame d'amore la si può
curare, dannazione! Con le parole,
sì, che fanno male, fanno sanguinare,
ma non morire!
Ah!Le tue parole sono mine,
le sento esplodere in cortile,
al posto delle margherite, ora
ci sono cariche esplosive!
Due lunghe e romantiche vite
due lunghe e romantiche vite!
Due lunghe e romantiche vite divise...
... dalle parole!

La poesia della domenica in cui rompo il silenzio

Kari Hotakainen

Voglia di viaggio

Quando ti metti in viaggio, porta
gli stivali alti,
argilla, sabbia, terra,
tutto ciò di cui avrai
bisogno
durante il cammino.
E ricorda la cartina

per accenderla nelle notti buie.
Non annunciare la tua partenza
in modo che i vigliacchi
non si affollino davanti a casa tua sbadigliando:
posso venire anch’io, posso venire con te?
Non metterti in viaggio
per cercare te stesso,
per perderti,
come se fossi già
uno zaino vuoto, un materassino
una tazza senza manici
nella quale il turista defunto
sgancia dal cielo
i pezzi della moto.

Traduzione di Antonio Parente

 

mercoledì 15 settembre 2010

E' arrivato il tempo di tacere

Ho bisogno di silenzio 
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce 
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore 
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare.

Ho bisogno di silenzio
esco e per strada le solite persone
che conoscono la mia parlantina
disorientante dal mio rapido buongiorno
chissà, forse pensano che ho fretta.

Invece ho solo bisogno di silenzio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere
di raccogliere i pensieri
 
Alda Merini, Silenzio 
 
 
 
E '  arrivato il tempo di tacere, almeno per un po' 

domenica 12 settembre 2010

C'è un limite a tutto!

Stefano Benni
Io ti amo

Io ti amo
e se non ti basta
ruberò le stelle al cielo
per farne ghirlanda
e il cielo vuoto
non si lamenterà di ciò che ha perso
che la tua bellezza sola
riempira l'universo

Io ti amo
e se non ti basta
vuoterò il mare
e tutte le perle verrò a portare
davanti a te
e il mare non piangerà
di questo sgarbo
che onde a mille, e sirene
non hanno l'incanto
di un tuo solo sguardo

Io ti amo
e se non ti basta
solleverò i vulcani
e il loro fuoco metterò
nelle tue mani, e sara ghiaccio
per il bruciare delle mie passioni

Io ti amo
e se non ti basta
anche le nuvole catturerò
e te le porterò domate
e su te piover dovranno
quando d'estate
per il caldo non dormi
E se non ti basta
perché il tempo si fermi
fermerò i pianeti in volo
e se non ti basta
vaffanculo

sabato 11 settembre 2010

La poesia che riempie la solitudine

Casualmente  (ma esiste il caso?) mi imbatto in una serie di poesie che sembrano parte di un dialogo: ecco allora che Rodolfo Vettorello risponde con la sua inquietudine "marziana" a quella di Gioconda Belli, che si sente venusiana e lo proclama. Marte versus Venere, bello versus brutto, uomo versus donna: entrambi soli e desolati,  nel  fondo della loro essenza meno distanti di quello che apparentemente può sembrare, gli opposti si toccano (ma quanta fatica in mezzo!)



Rodolfo Vettorello

INQUIETUDINE COME SOLITUDINE

Inquietudine quasi un galleggiare
senza sapere come
in uno stagno verde, senza nome.
Restare a galla, senza respirare,
muoversi adagio e mettersi supino
a pelo d'acqua e con in viso il sole.
E non vedere nulla oltre le nubi,
nient'altro che altro cielo
e un infinito vuoto che si perde.
Il Dio che cerco
non lo ritrovo dove ho immaginato
e te che ho amato e te...
tu non mi guardi
di tra le nubi ed io non so vederti
perché non sei come non c'é chi muore.
Di te soltanto
un pizzico di polvere rappresa
disciolta in un istante
al centro d'un rigagnolo di fango.
Essere soli come solitudine,
un suono di parola per socchiudere
la porta all'inquietudine.
Non mi rimane più che questo stare
qui dove resto fermo ad aspettare
il sole che si affaccia all'orizzonte
o che precipita nel fondo
di questo stagno verde
in cui mi perdo.
Io resto a galla senza respirare,
non so nemmeno come

domenica 5 settembre 2010

La bellezza della parte femminile in ognuno di noi

Viviamo in una società che ha rimosso, svilito, oppresso, demonizzato una serie di valori che, molto sbrigativamente, si possono definire "la nostra parte femminile"(che è presente nelle donne ma anche negli uomini). Di conseguenza, coloro che più di altri incarnano questi valori sono derisi, oppressi, banditi, sterminati...

Per questo viviamo male e siamo infelici.

Per questo assistiamo a tante manifestazioni di violenza contro le donne (ma anche contro uomini "deboli").

E allora mi piace l'idea di dedicare un post e la poesia della domenica alla celebrazione di questi valori!



You're Beautiful

You’re Beautiful because you’re classically trained,
I’m ugly because I associate piano wire with strangulation.
You’re beautiful because you stop to read the cards in newsagents’ windows about lost cats and missing dogs.
I’m ugly because of what I did to that jellyfish with a lolly-stick and a big stone
You’re beautiful because for you, politeness is instinctive, not a marketing campaign
I’m ugly because desperation is impossible to hide. 
Ugly like he is,
Beautiful like hers,
Beautiful like Venus,
Ugly like his,
Beautiful like she is,
Ugly like Mars. 
You’re beautiful because you believe in coincidence and the power of thought.
I’m ugly because I proved God to be a mathematical impossibility
You’re beautiful because you prefer home-made soup to the packet stuff.
I’m ugly because once, at a dinner party, I defended the aristocracy and wasn’t even drunk.
You’re beautiful because you can’t work the remote control.
I’m ugly because of satellite television and twenty-four hour rolling news. 
Ugly like he is,
Beautiful like hers,
Beautiful like Venus,
Ugly like his,
Beautiful like she is,
Ugly like Mars. 
You’re beautiful because you cry at weddings as well as funerals.
I’m ugly because I think .of children as another species from a different world.
You’re beautiful because you look great in any colour including red.
I’m ugly because I think shopping is strictly for the acquisition of material goods.
You’re beautiful because when you were born, undiscovered planets lined up to peep over the rim of your cradle and lay gifts of gravity and light at your miniature feet.
I’m ugly for saying ‘love at first sight’ is another form of mistaken identity and that the most human of all responses is to gloat. 
Ugly like he is,
Beautiful like hers,
Beautiful like Venus,
Ugly like his,
Beautiful like she is,
Ugly like Mars. 
You’re beautiful because you’ve never seen the inside of a car-wash,
I’m ugly because I always ask for a receipt.
You’re beautiful for sending a box of shoes to the third world.
I’m ugly because I remember the telephone numbers of ex-girlfriends and the year Schubert was born.
You’re beautiful because you sponsored a parrot in a zoo.
I’m ugly because when I sigh it’s like the slow collapse of a circus tent. 
Ugly like he is,
Beautiful like hers,
Beautiful like Venus,
Ugly like his,
Beautiful like she is,
Ugly like Mars. 
You’re beautiful because you can point at a man in a uniform and laugh.
I’m ugly because I was a police informer in a previous life.
You’re beautiful because you drink a litre of water and eat three pieces of fruit a day.
I’m ugly for taking the line that a meal without meat is a beautiful woman with one eye.
You’re beautiful because you don’t see love as a competition and you know how to lose.
I’m ugly because I kissed the FA Cup then held it up to the crowd. 
You’re beautiful because of a single buttercup in the top buttonhole of your cardigan.
I’m ugly because I said the World’s Strongest Woman was a muscleman in a dress.
You’re beautiful because you couldn’t live in a lighthouse.
I’m ugly for making hand-shadows in front of the giant bulb, so when they look up, the captains of vessels in distress see the ears of a rabbit, or the eye of a fox, or the legs of a galloping black horse. 
Ugly like he is,
Beautiful like hers,
Beautiful like Venus,
Ugly like his,
Beautiful like she is,
Ugly like Mars. 
Ugly like he is,
Beautiful like hers,
Beautiful like Venus,
Ugly like his,
Beautiful like she is,
Ugly like Mars.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

E la conferenza di Eve Ensler sull'argomento (si possono impostare i sottotitoli in italiano):




lunedì 30 agosto 2010

La poesia di una serata cinematografica

William Ernest Henley

Invictus

Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l’indomabile anima mia.
Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura
Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima

Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.


 


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


"Ci sono due modi di vivere. Uno: dominati dalla paura; l’altro: orientati verso l’amore" Osho


Osho: "Ho gettato via la tua paura"
 "Un vecchio saggio stava attraversando la giungla in compagnia di un suo giovane monaco. Scese la notte e cominciarono a calare le tenebre. Il vecchio saggio chiese al giovane monaco: 'Figlio mio, credi che lungo questo sentiero ci siano pericoli? Questo sentiero attraversa una fitta foresta e stanno calando le tenebre. Abbiamo qualcosa da temere?'.
Il giovane monaco era molto sorpreso, poiché in un sannyasin non dovrebbe mai sorgere il problema di avere paura, sia che si trovi in una notte buia oppure illuminata, sia che si trovi in una foresta oppure sulla piazza del mercato, quindi quella domanda era davvero sorprendente. Inoltre, questo vecchio non aveva mai avuto paura. Che cosa gli stava accadendo? Perché adesso mostrava di aver paura? C'era qualcosa che non andava!
Camminarono ancora un po' e la notte diventò più buia. Il vecchio chiese di nuovo: 'C'è qualcosa di cui dobbiamo preoccuparci? Raggiungeremo presto la città più vicina? Quanto è ancora distante?'. Poi si fermarono vicino a un pozzo per lavarsi le mani e il viso. Il vecchio consegnò al giovane monaco la borsa, che portava in spalla, dicendogli: 'Abbi cura della mia borsa'.
Il giovane pensò: 'Certamente deve contenere qualcosa, altrimenti non sarebbe sorto in lui il problema della paura e non avrebbe raccomandato di prendermi cura della borsa'.
Per un sannyasin era insolito anche il fatto di prendersi cura di qualcosa; in questo caso, non avrebbe senso diventare sannyasin, infatti chi ha delle cose da custodire ha una proprietà. Che bisogno ha un sannyasin di prendersi cura di qualcosa?
Il vecchio cominciò a lavarsi il viso e il giovane diede uno sguardo nella borsa: vide che conteneva un lingotto d'oro, e comprese la causa della paura. Lo gettò via, e mise nella borsa una pietra di uguale peso. Il vecchio, subito dopo, tornò in fretta dal giovane e si riprese la borsa; la tastò, ne verificò il peso sollevandola, se la mise sulla spalla e si rimise in cammino.
Dopo un breve tratto, tornò a chiedere: 'Sta diventando proprio buio, abbiamo perso la strada? C'è qualche pericolo?'.
Il giovane gli rispose: 'Non avere paura. Ho gettato via la tua paura'.
Il vecchio saggio era sconvolto. Guardò immediatamente nella borsa e vide che al posto dell'oro c'era una pietra. Per un attimo rimase attonito e poi, scoppiando in una risata, esclamò: 'Che idiota sono stato! Portavo in spalla una pietra e avevo paura perché credevo fosse un lingotto d'oro'. A quel punto, lo gettò via e disse al giovane monaco: 'Dormiremo qui questa notte, visto che al buio è difficile trovare la strada'. E quella notte dormirono pacificamente nella foresta" (da Ricominciare da sé, pp. 142-144).

domenica 8 agosto 2010

La poesia per dire "basta!" alla violenza sulle donne

Da mesi provo rabbia e paura per il progressivo aumentare di atti di violenza sulle donne e per il modo in cui talvolta vengono raccontati, che spesso è solo un'altra forma di violenza.
Mi sono spesso chiesta se io potevo concretamente fare qualcosa per tentare di combattere contro questo fenomeno, o se dovevo rassegnarmi a stare a guardare e a farmi sopraffare dal senso di impotenza.

Poi ho letto un post di Femminismo a Sud che invitava tutti i blogger a fare la loro parte per combattere questo "massacro" quotidiano e istintivamente ho deciso di aderire, anche se un po' spaventata dall'argomento e dalla mia inadeguatezza e  dubbiosa di trovare un modo "giusto" per affrontarlo. 

Ho riflettuto un po' sul post e sugli stimoli di riflessione che fornisce, in particolare sulle frasi di chiusura:

"...è necessario che tutti e tutte noi ci sentiamo chiamati in causa e attraversiamo il web in corteo producendo quello che siamo in grado di produrre. Cultura, opinioni, idee, esperienze, realtà. 
Diamoci una mano. Facciamo qualcosa, ciascuno con le proprie differenze, a partire da ciascuno/a di noi"
E ho deciso che avrei affrontato l'argomento con i modi propri a me e al mio blog: una "poesia della domenica "per l'occasione, un video (un bellissimo cortometraggio), un link a un blog di donne, un'altra poesia

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Sergio GARBELLINI


Mi ritorna nei pensieri
quella scena maledetta,
avvenuta l'altro ieri
su quell'arida scarpata,
proprio accanto all'autostrada,
dove tu m'hai violentata!!!
Con quell'atto di violenza
ti sentisti un uomo forte,
ma negasti a una ragazza
la speranza nel futuro.
Da quel giorno, te lo giuro,
meledico la tua sorte,
giorno e notte, stai sicuro,
pregherò per la tua morte!!!
Mille macchine veloci
ingoiavano l'asfalto,
mentre il sole era già alto.
Una donna si agitava,
e gridava e si sgolava ...
... ma nessuno l'ascoltava!!!
Io non credo alla giustizia
perché tante, troppe donne
sono state violentate
e nessuno le ha aiutate!
Il processo in questi casi,
stabilisce una sentenza,
ma, rimane la violenza
che ti uccide l'esistenza!!!
Vanno sempre denunciati
questi luridi animali,
perché son dei depravati
senza nulla d'interiore,
senza affetto, senza onore,
senza un'anima, né un cuore!!!


 

Il cortometraggio e altri preziosi spunti di riflessione mi sono stati forniti dal blog La forza delle donne
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Per concludere un messaggio di forza e speranza,  per rifiutare di lasciarsi abbattere (fisicamente e moralmente): la Preghiera di Clarissa Pinkola Estes, l'autrice di Donne che corrono con i lupi

Rifiutati di cadere.
Se non puoi rifiutarti di cadere,
rifiutati di restare a terra.
Se non puoi rifiutarti di restare a terra,
leva il tuo cuore verso il cielo,
e come un accattone affamato,
chiedi che venga riempito,
e sarà riempito.
Puoi essere spinto giù.
Ti può essere impedito di risollevarti.
Ma nessuno può impedirti
di levare il tuo cuore
verso il cielo-
soltanto tu.
E' nel pieno della sofferenza
che tanto si fa chiaro.
Colui che dice che nulla di buono da ciò venne,
ancora non ascolta.
 

A Prayer

Refuse to fall down.
If you cannot refuse to fall down,
refuse to stay down.
If you cannot refuse to stay down,
lift your heart toward heaven,
and like a hungry beggar,
ask that it be filled,
and it will be filled.
You may be pushed down.
You may be kept from rising.
But no one can keep you
from lifting your heart
toward heaven---
only you.
It is in the middle of misery
that so much becomes clear.
The one who says nothing good
came of this,
is not yet listening.
 


domenica 1 agosto 2010

La poesia di una domenica di bilanci

 

Kriton Athanasulis


Testamento

 

 

Non voglio che tu sia lo zimbello del mondo.

Ti lascio il sole che lasciò mio padre a me.

Le stelle brilleranno uguali ed uguali ti indurranno

le notti a dolce sonno.

Il mare t’empirà di sogni. Ti lascio

il mio sorriso amareggiato: fanne scialo

ma non tradirmi. Il mondo è povero

oggi. S’è tanto insanguinato questo mondo

ed è rimasto povero. Diventa ricco

tu guadagnando l’amore del mondo.

Ti lascio la mia lotta incompiuta

e l’arma con la canna arroventata.

Non l’appendere al muro. Il mondo ne ha bisogno.

Ti lascio il mio cordoglio. Tanta pena

vinta nelle battaglie del tempo.

E ricorda. Quest’ordine ti lascio.

Ricordare vuol dire non morire.

Non dire mai che sono stato indegno, che

disperazione mi ha portato avanti e son rimasto

indietro, al di qua della trincea.

Ho gridato, gridato mille e mille volte no,

ma soffiava un gran vento e piogge e grandine

hanno sepolto la mia voce. Ti lascio

la mia storia vergata con la mano

d’una qualche speranza. A te finirla.

Ti lascio i simulacri degli eroi

con le mani mozzate,

ragazzi che non fecero a tempo

ad assumere austere forme d’uomo,

madri vestite di bruno, fanciulle violentate.

Ti lascio la memoria di Belsen e Auschwitz.

Fa presto a farti grande. Nutri bene

il tuo gracile cuore con la carne

della pace del mondo, ragazzo, ragazzo.

Impara che milioni di fratelli innocenti

svanirono d’un tratto nelle nevi gelate

in una tomba comune e spregiata.

Si chiamano nemici; già. I nemici dell’odio.

Ti lascio l’indirizzo della tomba

perché tu vada a leggere l’epigrafe.

Ti lascio accampamenti

d’una città con tanti prigionieri,

dicono sempre si, ma dentro loro mugghia

l’imprigionato no dell’uomo libero.

Anch’io sono di quelli che dicono di fuori

Il sì della necessità, ma nutro, dentro, il no.

Così è stato il mio tempo. Gira l’occhio

dolce al nostro crepuscolo amaro,

il pane è fatto di pietra, l’acqua di fango,

la verità un uccello che non canta.

E’ questo che ti lascio. Io conquistai il coraggio

d’essere fiero. Sforzati di vivere.

Salta il fosso da solo e fatti libero.

Attendo nuove. E’ questo che ti lascio.

domenica 25 luglio 2010

La poesia di una domenica piena di strani pensieri

Sempre questa sensazione di inquietudine
Di attesa d’altro.
Oggi sono le farfalle e domani sarà la
tristezza inspiegabile,
la noia o l’ansia sfrenata
di rassettare questa o quella stanza,
di cucire, andare qua e là a fare commissioni,
e intanto cerco di tappare l’Universo con un dito,
creare la mia felicità con
ingredienti da ricetta di cucina,
succhiandomi le dita di tanto in tanto,
di tanto in tanto sentendo che mai potrò essere sazia,
che sono un barile senza fondo,
sapendo che “non mi adeguerò mai”,
ma cercando assurdamente di adeguarmi
mentre il mio corpo e la mia mente si aprono,
si dilatano come pori infiniti
in cui si annida una donna che avrebbe
voluto essere
uccello, mare, stella,
ventre profondo che dà alla luce Universi
splendenti stelle nove...
e continuo a far scoppiare pop corn nel cervello,
bianchi bioccoli di cotone,
raffiche di poesie che mi colpiscono
tutto il giorno e
mi fanno desiderare di gonfiarmi come un
pallone per contenere
il Mondo, la Natura, per assorbire tutto e stare
ovunque, vivendo mille e una vita differente...
Ma devo ricordarmi che sono qui e che
Continuerò
ad anelare, ad afferrare frammenti di chiarore,
a cucirmi un vestito di sole,
di luna, il vestito verde color del tempo
con il quale ho sognato di vivere
un giorno su Venere.

Gioconda Belli, Sempre, da "L'occhio della donna"


“Siempre esta sensación de inquietud. De esperar más. Hoy son las mariposas y mañana será la tristeza inexplicable, el aburrimiento o la actividad desenfrenada por arreglar este o aquel cuarto, por coser, por ir aquí o allá a hacer mandados, mientras trato de tapar el universo con un dedo, hacer mi felicidad con ingredientes de receta de cocina, chupándome los dedos a ratos y a ratos sintiendo que nunca podré llenarme, que soy un barril sin fondo, sabiendo que “no me conformaré nunca” pero buscando absurdamente conformarme mientras mi cuerpo y mi mente se abren, se extienden como poros infinitos donde anida una mujer que hubiera deseado ser pájaro, mar, estrella, vientre profundo dando a luz universos, novas relucientes… y ando reventando palomitas de maíz en el cerebro, blancas motitas de algodón, ráfagas de poemas que me asaltan todo el día y hacen que quiera inflarme como globo para llenar el mundo, la naturaleza, para empaparme de todo y estar en todas partes, viviendo una y mil vidas diferentes…
Mas he de recordar que estoy aquí y que seguiré anhelando, agarrando pizquitas de claridad, haciendo yo misma mi vestido de sol, de luna, el vestido verde-color de tiempo con el que he soñado vivir alguna vez en Venus.”

(Siempre - Extraido de “El ojo de la mujer” de Gioconda Belli)


giovedì 22 luglio 2010

Rimpianti



Bella la canzone, bello lui, bello il suo sito (consoliamoci così...)!

lunedì 19 luglio 2010

La poesia per ricominciare la settimana

Oggi è stata una giornataccia sotto diversi punti di vista: ho faticosamente ripreso il lavoro dopo una meravigliosa pausa al mare, me ne sto da sola in una città afosa e soffocante, (e ancora piena di traffico)  sento la nostalgia delle mie figlie e di tutti gli amici che ho lasciato al mare, mi devo sorbire i lamenti e i capricci di una madre anziana, egoista e anaffettiva, in casa mi è crollato un lampadario, il forno si è rotto, la rete wifi è saltata, anche il cellulare fa le bizze....

...ma ho trovato questa bellissima poesia!

Wislawa Szymborska

Devo molto a quelli che non amo

Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore non perdonerebbe mai.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi su ogni atlante.

È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

«Non devo loro nulla» -
direbbe l'amore
su questa questione aperta.





domenica 18 luglio 2010

Piante grasse

Tra le molte, moltissime cose fatte oggi per riprendere la vita normale dopo due settimane di riposo e divertimento, mi sono occupata delle piante grasse sul mio piccolo balcone. 
Ci sono molto affezionata: sebbene negli anni abbia dedicato  tempo, cure e attenzioni a diverse specie, sono le uniche piante sopravvissute. Intrepide e battagliere, riescono a resistere e a proliferare nonostante le torrenziali piogge e la gelida tramontana dell'inverno, le sempre più frequenti trombe d'aria primaverili,  l'aridità delle estati torride.  Qualche volta, non spesso, mi regalano perfino  la commovente sorpresa di un fiore.

Sono proprio come me...
 




<.> <.> <.> <.> <.>

La pianta grassa di mia madre

Florida, robusta, verdissima, in una parola: grassa.
Prosperava  troneggiante su un vecchio tavolino
in un vaso ormai troppo angusto per le sue dimensioni.
Era mia complice, accoglieva nella sua terra le medicine
che mia madre sorniona mi propinava quando mentivo
falsamente malato per non andare a scuola.

A lei facevano effetto, così fertilizzata ingrassava.
Altre piante grasse sono poi cresciute intorno a me
donne floride, alla Botero, voracemente nutrite
dalle scorie dei miei falsi e pruriginosi amori giovanili.
Il tempo galantuomo ha reso ragione a mia madre:
chi è falso in amore ingrassa falsi amori!


<.> <.> <.> <.> <.>

A proposito di piante, conoscete il Guerrilla Gardening?

sabato 3 luglio 2010

Mare!

Ho bisogno di una pausa, ho voglia di mare, nuotate, acqua e sole sulla pelle, vento tra i capelli, leggerezza e riposo: ci vediamo tra un paio di settimane!





Acqua di mare
ed è subito luce
che brama pace

 Roberta Bagnoli