lunedì 31 agosto 2009

Il silenzio delle donne

Dall'intervista di Lorella Zanardo sull'Unità di oggi:

«Lavoriamo, più di prima. In famiglia contiamo e decidiamo, più di prima. La famiglia stessa la “reggiamo” più di prima, più dei nostri uomini. Ed è – paradossalmente - questo nostro fare “privato” totale, senza pausa, che ci condanna al silenzio pubblico.

[...]

Il fatto è che siamo impotenti. È come se il prezzo che stiamo pagando per il nostro essere attive dal punto di vista del reddito e della responsabilità nelle nostre case sia il non avere voce. E da questo punto di vista il fattore tempo è decisivo. Siamo iperimpegnate, siamo quelle che in Europa lavorano di più ma che hanno la minor assistenza in fatto di asili, sostegno per gli anziani. Per non dire dello scarso aiuto dei propri compagni. E poi la politica...»

lunedì 24 agosto 2009

Ricerca sulla "Time Poverty": toh, le madri sono sistematicamente svantaggiate.....

Un articolo del Corriere della Sera odierno riassume e analizza i dati emersi da una recente ricerca diretta da Robert Goodin («Discretionary Time», Oxford University Press) sulla sindrome della "Time Pressure", ovvero la costante pressione da mancanza di tempo da cui ci sentiamo tutti costantemente afflitti: "la sindrome della time pressure è in larga misura frutto di decisioni individuali, che ci spingono a fare molto di più di quanto non sarebbe strettamente necessario". Insomma, se le madri lavoratrici corrono e si affannano tutto il giorno, la colpa sarebbe solo della loro ambizione e cattiva gestione del tempo?

Eh no! Troppo semplice accollare alle donne anche questa responsabilità!

Infatti anche la stessa ricerca ammette che "Quando si hanno dei figli il tempo a disposizione si riduce drasticamente, dato che aumentano le ore indispensabili al loro accudimento. Stante la persistente asimmetria nella divisione del lavoro fra padri e madri, queste ultime sono poi sistematicamente svantaggiate, soprattutto se occupate. I dati segnalano che le madri sole e quelle divorziate sono le figure sociali di gran lunga più vincolate nell’uso del proprio tempo di vita".

E allora dov'è il "frutto della decisione individuale", quando poi sei costretta a farti carico da sola dell'accudimento e dell'educazione dei figli, per defomazione culturale e per mancanza di servizi sociali?

domenica 23 agosto 2009

Elogio della donna separata

La donna separata è l'eroina dei nostri giorni. Ben più della single, su cui pesa comunque il sospetto infamante di non averlo trovato, un marito da cui separarsi. O di essere troppo ambiziosa per meritare una vera vita sentimentale. La donna separata invece è circondata da un alone di saggezza e di esperienza. E' un'iniziata, una sopravvissuta che reca in sé il germe di mutazioni profonde, degna di vivere nell'era nucleare. Conosce la coniugalità, spesso è madre, è dunque passata attraverso le prove che fanno di una donna una vera donna, senza essere per questo una donna morta. Marcia a testa alta verso la realizzazione di sé. E' libera di essere di nuovo amante dopo essere stata moglie.

Tratto da: Margherita Giacobino, Casalinghe all'inferno

Intervista a Margherita Giacobino alias Elinor Rigby

Altra intervista a Margherita Giacobino


Biografia di Elinor Rigby


lunedì 17 agosto 2009

Gli amori di un premio Nobel




Un amore felice

Un amore felice. E' normale?
e' serio? e' utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare cosi' - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo -
perche' proprio su questi, e non su altri?
Cio' offende la giustizia? Si.
Cio' offende i principi accumulati con cura?
Butta giu' la morale dal piedistallo? Si', infrange e butta giu'.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando cosi' gli amici!
Sentite come ridono - e' un insulto.
In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s'inventano -
sembra un complotto contro l'umanita'!

E' difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare piu' nel cerchio?

Un amore felice. Ma e' necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sara' piu' lieve vivere e morire.


Amore a prima vista

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.

Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
uno "scusi" nella ressa?
un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell'infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

Wislawa Szymborska


Ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale/2

3.

Ci sono tre modi per cominciare: 1) ”L'azienda...”, 2) “Lei ha dato molto all'azienda...” e 3) ”La realtà...”
- La realtà che stiamo vivendo, in azienda come nell'ambiente economico e sociale, è alla base di questo colloquio. Lei a bene che la nostra, come le altre organizzazioni aziendali, sono dentro processi profondi di ristrutturazione. Oggi tutte le aziende sono dentro un ambiente ad altissima competizione; occorre incessantemente fare meglio degli altri, occorre cioè sviluppare incessantemente i ricavi e ridurre incessantemente i costi. Occorre cioè divaricare al massimo la forbice fra i costi e i ricavi: e per fare questo ci vogliono investimenti, tecnologia, ridisegno dell'organizzazione e dei processi, nuova efficienza. Ora, la differenza fondamentale tra oggi e il passato è che una volta alle ristrutturazioni seguivano momenti di espansione, all'espansione seguiva lo sviluppo. Oggi non è più così: l'evoluzione dei sistemi economici non è più un susseguirsi di crisi e splendore, ma un cambiamento continuo e imprevedibile in cui crisi e splendore, espansione e contrazione, sviluppo e recessione convivono in armonia. Perfino i manager di alto livello dicono: passerà ance questa notte, e arriverà la luce di un nuovo giorno. Questo non è vero, è solo la proiezione delle loro paure. La verità è questa: non vi è più alternanza di giorno e notte, ma solo un grande spazio condiviso, il sistema economico mondiale, fatto di spazi in parte alla luce in parte al buio e in parte in penombra, in continua cangiante luminosità.
Le sue spalle si sono incurvate in avanti, e sono ancora più piccole. La schiena si è come accorciata. Un essere minuto rattrappito dal gelo dell'orrore.
- Uno dei costi da ridurre è il personale. Troppe persone. E qui è il punto: la questione non è quella di liberarsi dei lavativi, dei politicizzati o delle persone che lavorano sodo ma non hanno una gran testa: queste sono cazzate. Abbiamo raggiunto accordi di incentivazione all'uscita con persone di altissimo valore, questo perché l'esigenza di ridurre le persone, pur nella sua traumaticità, è tuttavia equa e non guarda in faccia a nessuno, non ci sono favori o privilegi. Dove ci sono persone pensionabili, dove certi lavori possono essere fatti all'esterno, si aprono delle possibilità di ridurre i costi: e lì possono esserci persone di grande o di nullo valore, non è questo il punto.
L'attesa lo scava tutto dentro. C'è un involucro dalle sembianze umane seduto di fronte a me. L'involucro può lacerarsi sulla scrivania.



Il sindacato

- Dottore, posso?
- Finzi, si accomodi.
Il delegato sindacale. Indossa una giacca marrone a quadri, una camicia verde chiaro di tela, i capelli sono rossicci, gli occhiali hanno una montatura rettangolare di plastica.
- Come va?
- Bene e lei?
- Bene.
- Dottore, sono qui per avere alcuni chiarimenti sulla situazione delle dimissioni incentivate.
- Mi dica.
- Mi sembra che le cose siano cambiate rispetto all'anno scorso, e in peggio. Lei sa che come organizzazione non abbiamo nulla in contrario alla formula delle dimissioni incentivate, a patto che avvengano su base consensuale e con soddisfazione del lavoratore incentivato. Questo consente all'azienda di alleggerire la base dei costi con azioni a bassa spesa sociale che si traducono, non di rado, anche in nuove opportunità per il lavoratore incentivato..
Accompagna le parole con ampi gesti delle mani.
- Ma quest'anno le cose sono cambiate: voi avete evitato di darci dei dati e ci avete ingannato sostenendo che avreste incentivato più o e no lo stesso numero di persone dell'anno scorso, ma questo è falso. State incentivando una persona su tre qui in sede, che è una percentuale peggio della cassa integrazione. E non vi siete limitati alle persone vicino alla pensione, ma avete fatto azioni contro dipendenti di trent'anni, segretarie, in un clima di pressione e intimidazione.

Massimo Lolli, Volevo solo dormirle addosso.

Ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale


Cosa ci faccio io con questo sbaglio

Io scientificamente mi domando
come è stato creato il mio cervello
cosa ci faccio io con questo sbaglio.
Fingo di avere anima e pensieri
per circolare meglio in mezzo gli altri,
qualche volta mi sembra anche di amare
facce e parole di persone, rare;
esser toccata vorrei poter toccare,
ma scopro sempre che ogni mia emozione
dipende da un vicino temporale.

Patrizia Cavalli

sabato 8 agosto 2009

L'amore nel terzo millennio

Prima persona singolare di corsa

io non posso più
io non faccio
io non comando
io non decido
io non gestisco
io non ho più tempo
e tantomeno amo.


Un diamante è per sempre

Il primo è sempre un bacio sulle labbra
venuto benissimo.
Quello dopo, sembra addirittura meglio e
poi le mani che non scollano più i visi.
Intanto, non diciamocelo nemmeno
che lo sai e che lo so
ci saranno certo cose rotte a metà
le foto come i figli.
E parleremo malissimo di noi
sputandoci addosso il paradiso
che ci aveva ubriacati.
Eppure, adesso, mi riempi il bicchiere
e me lo dici con i fiori
quasi quasi ci credo
che mai, che mai mi lascerai.
E che io mai, che mai ti lascerò.

Francesca Pellegrino

Ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale

1.
- Dottore, la prego, non mi mandi via.
La donna mormora parole, trascinata verso il basso dall'imbarazzo, la vergogna.
Gli occhi vagolano sulla superficie della scrivania, e, quando si levano, si arrestano acquosi e imploranti sui miei.
Ha la pelle diafana,un tailleur in colori tenui pastello. Cinquantacinque anni.
- Signora, temo di non essere stato efficace- dico con tono cortese sforzando un mezzo sorriso. Mi rizzo sulla schiena, imposto la voce.
- Nessuno vuole mandarla via, signora. La società ha una grande stima di lei. La questione è un'altra: dobbiamo privarci del contributo di pur validissimi collaboratori, perché dobbiamo ridurre il numero dei dipendenti: è in gioco la sopravvivenza stessa della società. Ora, nel dover mettere in pratica una scelta certamente dolorosa come questa, il criterio più razionale da adottare è quello di rivolgersi ai dipendenti, pur validissimi, ai quali manca un anno dall'età pensionabile.
- Ma io ho due figlie che vanno all'università, guadagno due milioni al mese, l'affitto della casa è di ottocentomila lire, sono vedova, non ho latre entrate o proprietà, come faccio a vivere con la pensione?
Ha alzato il viso, la voce e la paura. Il mio respiro è più veloce.
- Signora, capisco la sua situazione. Ma analizziamo freddamente la cosa: se lei va in pensione, ci va più o meno con un milione e mezzo al mese, ai quali deve aggiungere la liquidazione, che nel suo caso è una somma interessante, sono cinquanta milioni, ai quali ancora si somma la buonuscita. Se poi aggiunge che oggi prende due milioni al mese per dieci ore di lavoro, e invece, da pensionata, lei prende un milione e mezzo al mese per zero ore di lavoro, a questo punto si rende conto che, superato il comprensibile momentaneo disagio emotivo, lei si trova da pensionata in una situazione migliore dell'attuale: può decidere di godersi in pace la sua pensione e di stare con le sue figlie, oppure può decidere di lavorare, part time o tutto il giorno, e guadagnare più di prima, aggiungere ai soldi della pensioneun altro milione per il suo nuovo lavoro.


2.
- Vede, signor Brambilla, forse sono stato poco chiaro. Siamo al 20 di ottobre, e lei compie trentacinque anni di contribuzione il 30 gennaio dell'anno prossimo. Dunque, le mancano tre mesi e dieci giorni alla pensione. Io le dico: le diamo una buonuscita, lei si dimette entro il 31 dicembre, e siamo a posto. Lei mi risponde: accetto la proposta, ma voglio aspettare il 31 gennaio, perché mi sento più sicuro. io le rispondo: non possiamo aspettare il 31 gennaio, ma occorre fare la cosa entro il 31 dicembre, perché l'azienda deve fare la riduzione dell'organico entro il 31 dicembre. E lei mi dice: io mi sento sicuro al 31 gennaio. E io lechiedo: sicuro di che?
- Dottore, mi sento più sicuro a farlo il 31 gennaio, quando compio trentacinque anni di contribuzione.
- Perché?
- Perché non si può mai sapere, col governo: se cambiano la legge sulle pensioni, in pensione non ci vado più, e allora voglio essere sicuro, e aspettare gennaio. Non posso mica buttare una vita di lavoro così, dottore, si tratta solo di aspettare finoa gennaio.
La voce tremola. Parla a scatti. La faccia si è colorita di rosso. Indossa una giacca a quadri di buona fattura, un gilet giallo, e una cravatta blu con disegbini ocra. Gli abiti sono lindi e stirati, veste al di sopra dei suoi mezzi intellettuali. Mi fa solo incazzare.

Massimo Lolli, Volevo solo dormirle addosso.

Il debole non sa di essere forte



- E ora ti dò una buona notizia: la MTI non mette in mobilità o cassa integrazione, perché mancano i presupposti previsti dalla legge. E la MTI non è Auschwitz, non mette le persone in corridoio. Al contrario, chi rifiuta la proposta torna felice dai colleghi, e magari sghignazza di quel pirla di Pressi. Per queste ragioni comprenderai subito una cosa: sei tu che sei finito ad Auschwitz. Perché se quelli non accettano, tornano felici al posto di lavoro, e tu sei fottuto, perché non hai fatto il target. Sarai solo come un cane, Marco. Dovrai farti un culo nero per avere il sostegno dei capi, perché quelli hanno relazioni personali con le vittimeoppure si cacano sotto di fare i cattivi oppure ti sabotano alle spalle perché non condividono la politica aziendale. Sarai solo di fronte alla persona, con una coppia di sette e dovrai fare finta di avere un poker servito. Perché questo è Marco: un bluff, una partita a poker, un miscuglio di blandizie e minacce. Una lotta tutta psicologica, dove il forte è debole, e il debole non sa di essere forte. E se non seghi, sei tu il segato: non perché non prendi i venti milioni , la macchina e il cellulare, ma perché, cosa peggiore, diranno che non hai le palle, e che non sai gestire situazioni difficili. La tua carriera sarà finita. E alla fine sarai tu a lasciare l'azienda, non loro.

Massimo Lolli, Volevo solo dormirle addosso.


sabato 1 agosto 2009

Un'altra vacanza è possibile

Agosto, mese per eccellenza delle vacanze degli italiani.
Per riposarsi dallo stress accumulato durante l'anno lavorativo, tutti in partenza (o in fuga?) per vivere un periodo più o meno lungo di spensieratezza, leggerezza, divertimento, follia.
Accantonando, talvolta, i sani principi di rispetto dell'ambiente e delle persone secondo i quali magari ci si sforza di vivere durante tutto l'anno. Perché? Perché in vacanza si vuole essere spensierati, perché ci si deve adattare all'offerta del mercato, perché perché perché....

E allora leggiamo un interessante articolo di Annalisa Melis sulle vacanze e il turismo di massa: spesso i viaggi che facciamo, oltre a essere antiecologici, ci portano a fare esperienze finte e superficiali in posti che sembrano circhi. Privilegiamo, allora, un turismo responsabile, "attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture" (dalla definizione adottata dall'assemblea di AITR in data 9 ottobre 2005 a Cervia).