martedì 19 maggio 2009

Ritorno a casa

"Cerco di radicarmi in me, dipendo puntigliosamente dall'esterno, da persone e cose che non riescono a garantirmi sicurezze. Così la casa - abitudine, solitudine, negritudine - si fa radice vistosa e assorbente: non posso lasciarla a se stessa, non reggo il disordine la polvere il vaso dei fiori vuoto. Allora la domestica due volte alla settimana: il grosso è risolto, lavori pesanti non ne faccio più; ma restano tantissimi piccoli gesti - vuotare i posacenere, sprimacciare i cuscini del divano, raccogliere i giochi di Tommaso, annaffiare le piante del terrazzo, sistemare i giornali, spegnere lo scaldabagno quando accendo la lavatrice altrimenti il contatore non regge, cucinare e ospitare, comprare il latte, pulire l'oliera almeno ogni tanto, i l cambio di stagione con i vestiti da mettere via, dividere il bianco dal colore prima di mettere i panni in lavatrice, stendere il bucato e ritirarlo, lavare le tende smontarle e rimontarle, attaccare i bottoni, togliere la polvere dai quadri altrimenti è inutile tenerli appesi, comprare il concime per le piante, mettere l'antispifferi alle finestre, sostituire il rotolo finito di carta igienica con quello nuovo, pulire il filtro della lavastoviglie, comprare le pile di ricambio per la sveglia elettrica e per i giochi di Tommaso, togliere le incrostazioni di calcio dalla macchinetta del caffè e dal ferro da stiro, comprare la carta extra-strong e la puntina del giradischi, un detersivo per il cotone un altro per lana seta nylon, sale grosso e sale fino, affettare l'arrosto grattugiare il parmigiano: fare argine alle puzze, al degrado, alla frammentazione - e senza questi gesti non si sopravvive, io non sopravvivo."

Clara Sereni, Casalinghitudine


La ristrutturazione è stata "preparata" da un avvicendamento alla testa della Direzione Risorse Umane e da un conseguente irrigidimento dei rapporti gerarchici. Senza arrivare a parlare di mobbing, se non in casi isolati, abbiamo assisitito a un progressivo aumento di pressione lavorativa e disciplinare sulle persone, con un conseguente deterioramento dei rapporti umani. Quando ne abbiamo avuto consapevolezza, era ormai troppo tardi: il clima è ormai raggelato, tutti diffidano di tutti, nessuno si abbandona più al piacere di fare quattro chiacchiere rilassate con i colleghi, improvvisamente divenuti "nemici". Si lavora tesi, guardandosi le spalle, senza mai abbassare la guardia, senza nessun piacere né soddisfazione...che fatica!

E allora, per quanto mi riguarda, ho scoperto di avere un disperato bisogno della mia casalinghitudine, di quei gesti, sempre uguali a se stessi e ripetuti all'infinito, che mi fanno ritrovare la mia dimensione più umilmente umana: lavare, pulire, mettere a posto, cucinare...non più solo incombenze noiose, ma il segno concreto e tangibile della presenza mia e delle persone cui voglio bene.

Nessun commento: