lunedì 29 giugno 2009

Margaret Bourke White






Le foto

Biografia (in italiano)

Biografia (in inglese)

Chi è il mostro?

Ancora una riflessione sul corpo delle donne e non solo.
In un bel video di Maria Grazia Tundo il contrasto tra le grottesche deformazioni dei volti noti sottoposti alla chiururgia estetica e la piacevole e addirittura piacente naturalezza degli altri che hanno accettato i segni del tempo


sabato 27 giugno 2009

L'ironia aiuta ma non risolve



Ogni tanto seguo il blog Nonsolomamma, in cui una gironalista racconta con grande ironia e senso dell'umorismo le sue peripezie di donna-madre-moglie-lavoratrice intenta a far convivere i suoi molti ruoli e i loro inevitabili conflitti. Nonsolomamma è anche diventato un libro.

Lo trovo una lettura piacevole e divertente.
Mi sono però spesso chiesta se ridere delle peripezie di Elastigirl non sia un modo facile di banalizzare la situazione femminile e evitare di riflettere seriamente sul problema che c'è dietro alle mille contorsioni delle donne italiane: rigida divisione dei ruoli, carenza di strutture sociali di supporto, tempi di lavoro poco flessibili, scarsa sensibilità e attenzione alla conciliazione:

"Di elasti-mamme ce ne sono milioni. È l'ambiente, a volte ostile, che le crea. Per essere una mamma elastica bisogna avere compagni latitanti, lavori e figli impegnativi, ménage sgangherati, casa sempre in disordine, capelli a carciofo, stanchezza cronica e nemmeno un minuto per mettersi la crema idratante." (dall'intervista a Claudia de Lillo su Infinitestorie.it)

Cosa si può fare, cosa si sta facendo per migliorare lo stato delle cose?


mercoledì 24 giugno 2009

Io ho aderito

Panzallaria ha aperto un blog per raccogliere "adesioni contro lo sdoganamento della mignottocrazia".

Forse serve, forse no, io ho aderito.

Perché mi riconosco nella descrizione:

"Siamo persone che non accettano più in silenzio quello che sta succedendo nel nostro Paese nei confronti delle donne: siamo contro lo sdoganamento del ruolo “merceologico” della donna e crediamo che debba cambiare l’approccio culturale degli uomini e delle donne.

Esistono modelli diversi da quelli che vengono promossi e patrocinati oggi in Italia. Di donne ma anche di uomini.

E vogliamo far sentire la voce dei tanti che si sentono sviliti dal velinismo, il tetteculismo e l’etica del “prodotto finale”. Uomini e donne."

E poi mi piace moltissimo la foto della testata.

martedì 23 giugno 2009

La poesia di mezzanotte




Ruth Stone

Always on the Train



Writing poems about writing poems
is like rolling bales of hay in Texas.
Nothing but the horizon to stop you.

But consider the railroad's edge of metal trash;
bird perches, miles of telephone wires.
What is so innocent as grazing cattle?
If you think about it, it turns into words.

Trash is so cheerful; flying up
like grasshoppers in front of the reaper.
The dust devil whirls it aloft; bronze candy wrappers,
squares of clear plastic--windows on a house of air.

Below the weedy edge in last year's mat,
red and silver beer cans.
In bits blown equally everywhere,
the gaiety of flying paper
and the black high flung patterns of flocking birds.





Mi piacerebbe poterla tradurre...

Conciliare creativamente

La scrittrice di successo Elizabeth Gilbert riflette in modo personale, divertente e stimolante sul rapporto tra l'artista e il genio creativo e sulle difficoltà di conciliare i due elementi.

lunedì 22 giugno 2009

Difesa dell'allegria

Oggi ne ho davvero bisogno, è proprio vero che la poesia salva la vita!

Mario Benedetti

Difesa dell'allegria

Difendere l’allegria come una trincea
difenderla dallo scandalo e dalla routine
dalla miseria e dai miserabili
dalle assenze transitorie
e da quelle definitive

difendere l’allegria come un principio
difenderla dallo stupore e dagli incubi
dai neutrali e dai neutroni
dalle dolci infamie
e dalle gravi diagnosi

difendere l’allegria come una bandiera
difenderla dal fulmine e dalla malinconia
dagli ingenui e dalle canaglie
dalla retorica e dagli arresti cardiaci
dalle endemie e dalle accademie

difendere l’allegria come un destino
difenderla dal fuoco e dai pompieri
dai suicidi e dagli omicidi
dalle vacanze e dalle oppressioni
dall’obbligo di essere allegri

difendere l’allegria come una certezza
difenderla dall’ossido e dal sudiciume
dalla famosa patina del tempo
dalla trascuratezza e dall’opportunismo
dai ruffiani della risata

difendere l’allegria come un diritto
difenderla da Dio e dall’inverno
dalle maiuscole e dalla morte
dai cognomi e dalle compassioni
dal caso
e anche dall’allegria

sabato 20 giugno 2009

Se è vero che le brave ragazze vanno in Paradiso e quelle cattive dappertutto...

...allora, dopo una settimana d'inferno, scelgo di andare dappertutto, virtualmente ma provocatoriamente.


Anne Sexton,
The Ballad Of The Lonely Masturbator

The end of the affair is always death.
She's my workshop. Slippery eye,
out of the tribe of myself my breath
finds you gone. I horrify
those who stand by. I am fed.
At night, alone, I marry the bed.
Finger to finger, now she's mine.
She's not too far. She's my encounter.
I beat her like a bell. I recline
in the bower where you used to mount her.
You borrowed me on the flowered spread.
At night, alone, I marry the bed.
Take for instance this night, my love,
that every single couple puts together
with a joint overturning, beneath, above,
the abundant two on sponge and feather,
kneeling and pushing, head to head.
At night, alone, I marry the bed.
I break out of my body this way,
an annoying miracle. Could I
put the dream market on display?
I am spread out. I crucify.
My little plum is what you said.
At night, alone, I marry the bed.
Then my black-eyed rival came.
The lady of water, rising on the beach,
a piano at her fingertips, shame
on her lips and a flute's speech.
And I was the knock-kneed broom instead.
At night, alone, I marry the bed.
She took you the way a women takes
a bargain dress off the rack
and I broke the way a stone breaks.
I give back your books and fishing tack.
Today's paper says that you are wed.
At night, alone, I marry the bed.
The boys and girls are one tonight.
They unbutton blouses. They unzip flies.
They take off shoes. They turn off the light.
The glimmering creatures are full of lies.
They are eating each other. They are overfed.
At night, alone, I marry the bed.

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La ballata della masturbatrice solitaria


La fine della tresca è sempre morte.
Lei è la mia bottega. Viscido occhio,
sfuggito alla tribù di me stessa
l'ansimo non ti ritrova. Fo orrore
a chi mi sta a guardare. Che banchetto!
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

Dito dopo dito, eccola, è mia.
E lei il mio rendez-vu. Non è lontana.
La batacchio come una campana. Mi chino
Nel boudoir dove eri solito montarla.
M'hai preso a nolo sul fiorito copriletto.
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

Metti ad esempio, stanotte, amor mio,
che ogni coppia s'accoppia
rivoltolandosi, di sopra, di sotto,
in ginocchio s'affronta spingendo
su spugna e piume l'abbondante duetto.
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

Così evado dal corpo,
un miracolo irritante. Come posso
mettere in mostra il mercato dei sogni?
Son sparpagliata. Mi crocefiggo.
Mia piccola prugna è quel che m'hai detto.
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

Poi venne lei, la rivale occhi neri.
Signora dell'acqua si staglia sulla spiaggia,
con un pianoforte in punta di dita,
parole flautate e pudore su labbra.
Mentre io, gambe a X, sembro lo scopetto.
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

Lei ti prese come una donna prende
Un vestito a saldo dall'attaccapanni,
e io mi spezzai come si spezza un sasso.
Ti rendo i libri e la roba da pesca.
Ti sei sposato, il giornale l'ha detto.
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

Ragazzi e ragazze son tutt'uno stanotte.
Sbottonan camicette, calano cerniere,
si levan le scarpe, spengono la luce.
Le creature raggianti sono piene di bugie.
Si mangiano a vicenda. Che gran banchetto!
Di notte, da sola, mi sposo col letto.

venerdì 19 giugno 2009

Una donna stanca

Giornata difficile che conclude degnamente una settimana faticosa e pesante. Allora mi dedico una poesia:

Una donna stanca

Cade una lacrima
sul viso
di una donna stanca

Il suo pensiero
corre lontano,
al tempo felice
della sua gioventù.

Quanti progetti!
Voleva volare...
Il mondo tutto
voleva cambiare

Sono svaniti i suoi ideali:
emancipazione,
uguaglianza e libertà.
Il tempo tutto
ha spazzato via.

Adesso più non sogna,
adesso più non spera
questa donna
sempre più stanca.

Sgobba in ufficio,
lavora ai fornelli,
spolvera, lucida
e ogni tanto... sospira.

A volte...
ricorda il suo passato,
la chitarra, gli amici
e tutto ciò che è stato.

Donna stanca,
fermati un poco.
se tu ci credi
puoi ancora sognare.

Riprendi la tua vita,
la tua libertà,
il tuo tempo senza età.

Sara Acireale.



mercoledì 17 giugno 2009

Summertime

...and the living is easy:
niente scuola, niente colazione, nessuno zaino e nessun grembiule da preparare, nessuna corsa nel traffico per accompagnare e riprendere, nessun compito, nessuna attività extrascolastica.... una parte di me è già in vacanza!




Summertime and the livin' is easy. Fish are jumpin and the cotton is high. Oh your daddy's rich and your ma' is good lookin' So hush little baby, don't you cry One of these mornings You're goin' to rise up...


La foto del giorno



Richard Drew, The Falling Man, New York 11 settembre 2001, via Marco Crupi


perfettamente in sintonia con il mio stato d'animo odierno

Le gonne d'oro norvegesi

Ieri "La Repubblica" dedicava tre pagine al fenomeno delle gonne d'oro, ovvero le donne manager che in Norvegia, grazie a una legge del 2005 sulle pari opportunità (incredibile ma vero: firmata da un uomo!), sono state imposte nei board delle società quotate in borsa e hanno preso potere e comando nelle principali aziende.

Con effetti benefici per l'economia: "Le aziende guidate dalle donne hanno accresciuto più velocemente i ricavi, generato più margini lordi, chiuso più frequentemente l'esercizio in utile", afferma l'economista del Cerved Guido Romano.

E in Italia?

"Non è detto che la via norvegese alla rottura del monopolio maschile sia esportabile facilmente. Ma il problema che pone lo è certamente, specie in un paese come l´Italia in cui la quota maschile è altissima in tutte le posizioni importanti in tutti i settori. Una ricerca Istat-Ministero delle Pari opportunità del 2004 segnalava che nelle 50 imprese più grandi del Paese solo l´1,3% dei consiglieri di amministrazione è rappresentato da donne. Bassissima anche la presenza negli organi decisionali delle organizzazioni imprenditoriali, anche se ora sia la Confindustria che i giovani imprenditori hanno a capo una donna. Tra i sindacati la situazione è migliore (23,6%). In Banca d´Italia solo con l´arrivo di Draghi qualche donna ha avuto una chance. Le magistrate sono ormai il 52% di tutti i magistrati. Ma, considerando i magistrati di Cassazione con funzioni superiori, la presenza femminile, pur in aumento, si colloca al 7,4%. Nessuna donna ha ancora raggiunto i livelli apicali di presidente della Corte di Cassazione o di Procuratore generale. Nella Corte dei Conti, nessuna donna ricopre il ruolo di Presidente di sezione. Non si tratta solo di ritardo fisiologico, dato che la femminilizzazione della magistratura è in atto ormai da diverso tempo. C´è una sola donna alla Corte Costituzionale. Nei ministeri le donne sono il 48% dei dipendenti, ma il 16,6% dei dirigenti. Tra i medici dirigenti di una struttura complessa la quota di donne è pari al 10%. Nell´Università, la percentuale di donne tra i professori ordinari è attorno al 16% e gli uomini superano le donne anche in settori, quelli letterari, ove le laureate sono la stragrande maggioranza. Nella scuola, le donne, pur essendo il 68% dei docenti laureati e il 90,9% di quelli diplomati, sono il 39,2% dei dirigenti. Se non sbaglio, vi è una sola donna direttore di quotidiano. E non parliamo della presenza nei luoghi decisionali della politica. Difficile spiegare questi dati con l´incompetenza femminile, o con la necessità di attendere che le leve di donne entrate in massa nella formazione e nelle professioni negli ultimi trent´anni percorrano tutta la filiera. Perché vengono fermate prima, non solo dalla necessità di fare fronte a un carico di lavoro familiare di cui continuano a detenere il non invidiabile monopolio, ma da chi ha il potere di riconoscere e promuovere."
Chiara Saraceno, Gonne d'oro - La fortuna dell'industria è femmina

domenica 14 giugno 2009

Ancora sul corpo delle donne

Efraim Medina Reyes, Parole di sabbia:

"Quello che amo nella donna è la possibilità di scoprire nuove sfumature della realtà attraverso la sua percezione. È ovvio che amo i loro corpi e le loro delicate voci, ma non ho un'idea fissa dei loro corpi, non penso che devono essere di una forma, non credo in un modello di corpo femminile. Preferisco andare lentamente e imparare ogni nuova forma e sapere che ogni corpo di donna, non importa la forma, è bello perché dentro c'è una mente che arde e sogna. Sentire che al contatto delle mie mani le forme si illuminano e i miei sensi si adattano fino a sentirmi arte e parte. Ho perso mio padre nell'infanzia e così sono cresciuto tra una moltitudine di donne. Le amiche di mia madre normalmente si riunivano all'imbrunire nella nostra casa e c'erano anche zie, cugine, mia sorella e le sue amiche. Donne di tutte le età e volumi, di tutti i colori e sapori... Donne che parlavano con disinvoltura e si muovevano attraverso gli angoli della mia mente creando un mondo di ansia erotica. Le ho amate prima di avere coscienza esatta della sessualità e dell'amore, mi veniva un'incredibile felicità nel vederle, le sognavo tutte. Nel momento più intenso dell'estate si sdraiavano in terrazza ed io percorrevo le loro forme fino a impararle a memoria. Quelle donne non seguivano nessuna dieta, non andavano in palestra, non erano ossessionate dall’avere le tette enormi e l'addome piatto. Loro erano così e basta, erano piene di loro stesse, non pretendevano di essere qualcosa che non erano. Da sempre mi piacciono le donne che stanno in pace con la loro natura. Provocare significa toccare fibre che si intuiscono, significa interessarsi, significa amare. Niente è più eccitante della visione di una donna che non teme il suo corpo che non lo inibisce o condanna che non lo mutila che lo lascia esprimersi. La libertà del corpo rende più acuta e libera la mente. La bellezza è lo stupore di qualcosa che non immaginiamo, di qualcosa che in apparenza non sembra bello e che dopo ci abbaglia."

Uhm.....
Quelle donne non seguivano nessuna dieta, non andavano in palestra, non erano ossessionate dall’avere le tette enormi e l'addome piatto. Loro erano così e basta, erano piene di loro stesse, non pretendevano di essere qualcosa che non erano. Da sempre mi piacciono le donne che stanno in pace con la loro natura.
Vorrei anch'io stare in pace con la mia natura, è quello cui anelo da sempre, e credo che questo valga un po' per tutte le donne, ma..... Efraim, non vedi che ii messaggi che arrivano alle donne sono di tutt'altro tenore?

La migliore risposta te la può dare lo splendido documentario Il corpo delle donne, realizzato da Lorella Zanardo

Oppure leggi commenti a questo post di principersa

Lieto fine

Grazie a Farfallaleggera sono venuta a conoscere la conclusione positiva della vicenda di Raffaella Faccini: la donna, licenziata perché si assentava durante la pausa pranzo per andare a prendere la figlia a scuola, è stata riassunta in azienda.

Poesia della domenica

Carol Ann Duffy
LA VERGINE CHE PUNISCE IL BAMBINO
secondo il quadro di Max Ernst



Fu precoce nel parlare. Non il goo goo goo dei bambini,
ma Io sono Dio. Giuseppe si teneva alla larga, e s’intagliava
un Pinocchio silenzioso di là in bottega. Era
un uomo semplice lui, diceva, questo non l’aveva proprio immaginato.

Il secondo anno lei si fece ansiosa, fissava
le stelle e diceva Gabriel? Gabriel? Provate a indovinare.
Il paese mormorava sotto il sole. Il bambino se ne stava per conto suo,
i grandi occhi solenni ti riempivano la testa.

I nostri bambini andavano carponi e lui camminava già. Le nostre donne
prima erano risentite, poi superiori. Quel bambino
le avrebbe portato dei guai, a Maria ... molto meglio avere un figlio
che ti gorgogliava al seno. Googoo. Googoo.

Ma io sono Dio. Lo sentimmo attraverso la finestra,
sentimmo le sculacciate che ci fecero sbirciare. Ciò che vedemmo
era del tutto normale. Ma dopo, ci chiedemmo
perché il bambino non piangesse. E la Madre sì.

(traduzione di Giorgia Sensi)





THE VIRGIN PUNISHING THE INFANT
after the painting by Max Ernst
Carol Ann Duffy
He spoke early. Not the goo goo goo of infancy,
but I am God. Joseph kept away, carving himself
a silent Pinocchio out in the workshed. He said
he was a simple man and hadn’t dreamed of this.

She grew anxious in that second year, would stare
at stars saying Gabriel? Gabriel? Your guess.
The village gossiped in the sun. The child was solitary,
his wide and solemn eyes could fill your head.

After he walked, our normal children crawled. Our wives
were first resentful, then superior. Mary’s child
would bring her sorrow … better far to have a son
who gurgled nonsense at your breast. Googoo. Googoo.

But I am God. We heard him through the window,
heard the smacks which made us peep. What we saw
was commonplace enough. But afterwards, we wondered
why the infant did not cry. And why the Mother did.

(Da Selling Manhattan, Anvil Press Poetry, 1987)

Carol Ann Duffy (1955), nata a Glasgow, vive a Manchester dove insegna poesia alla Metropolitan University. Nel Regno Unito, dove gode di altissima stima non solo di critica ma anche di pubblico, è considerata tra le più importanti poetesse contemporanee. Le sue numerose raccolte poetiche hanno collezionato premi, da Standing Female Nude (Anvil,1985) alle ultime due, The World’s Wife (Picador, 1999), tradotta in italiano da G. Sensi e A. Sirotti (Le Lettere, 2002), e Feminine Gospels (Picador, 2002).
Max Ernst (Brühl 1891 – Parigi 1976), artista francese di origine tedesca, figura determinante del dadaismo e del surrealismo. Noto per la sua straordinaria varietà di tecniche, stili e mezzi espressivi, prima di consacrarsi all’arte Ernst studiò filosofia e psichiatria all’università di Bonn; affascinato dal movimento dadaista e dal suo spirito di rivolta contro le convenzioni, si stabilì a Colonia e cominciò a dedicarsi al collage, influenzato dall’opera di Giorgio de Chirico. Nel 1922, trasferitosi a Parigi, fu coinvolto dal clima culturale dominato dal surrealismo, e si diede a ritrarre enormi figure umane e creature fantastiche sullo sfondo di minuziosi paesaggi rinascimentali. Nel 1941 emigrò negli Stati Uniti grazie all’aiuto dell’ereditiera Peggy Guggenheim, che diventò la sua terza moglie nel 1942. Dopo il suo rientro in Francia nel 1953, le opere di Ernst conobbero una fortuna notevole sia presso i critici, sia tra i mercanti. Instancabile sperimentatore, in tutta la sua produzione Ernst cercò sempre il mezzo ideale per raffigurare in uno spazio bi- e tridimensionale l’universo mentale dei sogni e dell’immaginazione.


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domenica 7 giugno 2009

Lavoro negato: il caso di una lavoratrice madre

Quando essere madre e lavoratrice rende la vita impossibile: un caso sindacale e giudiziario italiano (mareaonline)

Donne e lavoro: talento sprecato

Al Workshop organizzato da Econpubblica su "Institutions and the gender dimension" Alessandra Casarico e Paola Profeta hanno presentato uno studio, Female Education and Employment: Making the Most of Talents, che mostra come "le buone pratiche sono redditizie, mentre nei Paesi in cui le politiche a sostegno delle donne sono meno sviluppate anche i livelli di istruzione e impiego sono più bassi. [...]Là dove la spesa pubblica per le famiglie, in particolare per la prima infanzia, è più alta, o dove forme di conciliazione come il part-time sono più diffuse – emerge dalla ricerca - sia l’istruzione che l’occupazione femminile sono più elevate. In Svezia, dove la percentuale di lavoro part-time rispetto al lavoro totale è del 23%, la percentuale di donne tra i 25 e i 64 anni con un’istruzione superiore o universitaria raggiunge l’85%. In Italia, dove il part-time è il 12,7%, tale percentuale è del 48%."(Anna Zavaritt)

martedì 2 giugno 2009

Il disoccupato preferisce pulire casa!

E' quanto curiosamente emerge da un'indagine presentata al Festival dell'Economia di Trento dal Professor Michael Burda della Humboldt Universität di Berlino: chi ha perso il lavoro preferisce impiegare il suo abbondante tempo libero nei lavori di casa e solo marginalmente si dedica alla ricerca di un nuovo lavoro.
La causa è probabilmente da ricercare nel senso di colpa per avere perso il lavoro.
E comunque, almeno in Italia, anche in questo c'è una grande differenza tra il comportamento degli uomini e quello delle donne: gli uomini si occupano di meno delle donne dei lavori domestici...

La Repubblica
Il Sole 24 Ore