domenica 23 maggio 2010

La poesia di una domenica piena di dubbi

Non sente niente Colui che dà la vita,
non può sentire,
e noi a domandare, a chiedere,
a inventare storie a cui credere,
di malvagità compiute, di pene ricevute,
di liberazioni non avute,
per ritrovarci poi alla fine
a mendicare vicini

Cesare Viviani

2 commenti:

monteamaro ha detto...

Ci si chiude a volte in un cerchio in cui ci facciamo prigionieri di noi stessi.
In quello spazio non c'è null'altro che il nostro dolore; Il dolore diventa parte a pieno ed esclusivo titolo, della nostra vita.

E ci orienta, guida, conforma, nutre.

No, non è facile forzare il limite del dolore che ha ferito e che, nega la libertà a che si è fatto prigioniero.
Arrendersi però, pensare che la fine di un qualcosa, o di un sentimento, debba significare la morte, e farci mendicanti di affetto e attenzioni per sempre, questa è la vera morte.
Ma questa è una morte possibile da vincere, con fatica, col tempo, e tornando a fidarsi nuovamente.
p.s.
non sò se quello che scrivo centri qualcosa con la bella poesia...e con te, spero tu l'accetti comunque.
Abbraccio!

lucida follia ha detto...

Monteamaro, non ti devi preoccupare: niente c'entra e tutto c'entra, non è questo l'importante. L'importante è instaurare una comunicazione, dialogare di cose che ci colpiscono, ci emozionano, ci avvicinano.... Perlomeno io il blog lo vivo così, come un dialogo pieno di possibilità stimolanti, non come un soliloquio sterile e autocelebrativo.
Mi piace gettare sassi nello stagno, mi piace stare a guardare le onde concentriche che si formano, mi piace ancora di più quando qualcuno raccoglie il sasso e lo getta a sua volta, formando disegni inediti e stimolanti.
I tuoi "lanci" sono di solito profondi e sensibili, mai banali, li apprezzo per questo, anche se spesso mi conducono verso riflessioni dolorose.