Ancora una poesia estremamente evocativa di Francesca Pellegrino (che mi piace sempre di più!), in parte una risposta ai commenti lasciati in un post precedente.
Io e il mio soldato siamo una città
L’abbiamo costruita passo dopo passo
sulle macerie dell’abbandono.
L’abbiamo costruita passo dopo passo
sulle macerie dell’abbandono.
E non puzza più di solitudine
la pioggia.
4 commenti:
Costruire dalle macerie, è questo il difficile.
Non c'è gioia più grande però, che nel ri-edificare se stessi.
Noi, mura crollate, mattoni divelti,
malta senza cemento, noi piccoli operai nel personale cantiere della vita.
E quando ogni cosa infine sarà completata, chissà che ri-edificati con nuova passione, finanche la passata solitudine sarà soltanto una pioggia, che ci ha dissetato.
Bella, bella, la Lettera dal fortino.
Non mi capita spesso di restare senza parole. Sono commossa, grazie! Caterina
io spesso dico che è la possibilità che ci frega - così, con la possibilità in mezzo, si finisce con il tendere alla distruzione totale.
E' soltanto quello il momneto in cui si ri-comincia nuovamente. In cui ci si reinventa -
Dalle macerie.
Intere città. Intere civiltà ...
Grazie a tutti davvero - commossa di questo seguito.
sempre di grande attualità purtroppo, comunque la poesia aiuta e fa riflettere, bellissima questa
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