martedì 4 maggio 2010

Della dignità del lavoro e di altre quisquilie

Sono settimane che medito di scrivere un bel post su Chiara Ingrao e la presentazione di Dita di dama cui ho avuto la fortuna di assistere un paio di mesi fa, ma fino ad ora ho sempre desistito, un po' per il rifiuto  innato che ho a scrivere post di recensione di libri, un po' perché mi sento inadeguata a esprimere efficacemente tutti i molteplici sentimenti e le stimolanti riflessioni che la lettura del libro e ancor più l'ascolto della sua autrice ha suscitato in me.
Ci voleva la rabbia provocata dall'uscita di Mariastella Gelmini sul congedo di maternità per sbloccare ogni mia esitazione: dopo le affermazioni della "ministra" sento il bisogno di contrapporre qualcosa di segno opposto, pazienza se il mio post risulterà confuso, ingarbugliato, approssimativo: il fine giustifica i mezzi.


Il romanzo racconta la storia della diciottenne Maria, che, negli anni settanta, finita la scuola, va a lavorare in fabbrica come operaia, dove, sullo sfondo dei cambiamenti sociali di quegli anni, insieme alle sue amiche, lavora, lotta, cresce, si innamora.
La storia è bella, coinvolgente, appassionante, ed è narrata in prima persona da Francesca, l'amica del cuore di Maria che, a differenza di lei, va all'università a studiare legge.
Dietro alla storia di Maria c'è la Storia di quegli anni con i suoi grandi temi: il lavoro, le lotte operaie, il sindacato, le conquiste sociali, l'emancipazione delle donne, il terrorismo, la politica.....

Chiara Ingrao nell'incontro ha raccontato le sue esperienze, anche difficili e conflittuali, di quegli anni,  ricchi di fermenti e tensioni sociali, in cui però la politica non era separata dalla vita quotidiana della gente, quando la classe dirigente politica era attenta e "viveva" in prima persona la realtà di tutti e il risultato erano leggi e riforme che hanno segnato il progresso sociale e democratico del Paese.

Personalmente, tra tutti gli argomenti che sono stati trattati, due sono quelli che più mi hanno colpito: l'affermazione della dignità del lavoro, più volte citata anche nel romanzo (e oggi spesso dimenticata) e l'esortazione di Chiara a tenere unite la poesia e la vita, l'astrattezza del pensiero alla concretezza della vita.

3 commenti:

monteamaro ha detto...

Cara amica, la nostra ministra in effetti, ha avuto ancora una volta un'uscita infelice, quella sul congedo di maternità.
Ho provato anch'io un pò di rabbia, ma soprattutto avuto, se ce ne fosse stato ulteriore bisogno, la certezza di quanto i signori al governo, siano lontani da noi cittadini "normali."
La copertina del libro di Chiara Ingrao, mi ha dato poi un colpo al cuore: Mi è sembrato di vedere trà quelle ragazze la mia Terry, anch'essa operaia in quegli anni, alla Sit-Siemens, prima a Milano poi a Castelletto.
Le storie di cui Chiara racconta, le abbiamo vissute e ne portiamo il ricordo, vivo e un pò malinconico, ma degno di essere ricordato.
Il mio sogno, è che i nostri giovani rivivano con la propria esperienza, quelle stagioni di crescita umana e sociale, di cui noi siamo stati testimoni, e anche in qualche modo protagonisti.
Sarebbe per loro, la conquista più bella!
In barba ai nostri politici, occupati.... ad occupare!
Forza, non perdiamoci di coraggio:
"Adda passà a nuttata!"
Un abbraccio.

Unknown ha detto...

Uniamo tutte le nostre strade e forze per ostacolare il suo, è brutto usare questa parola, specie di lei che è donna e mamma, ma lo penso, nefasto potere, e compatiamola, la Mariastella, che altro pensare di lei? Povera donna!
Caterina

Unknown ha detto...

Vale per la Gelmini, ma soprattutto vale per tutti noi.
"Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli."(Matteo,5,13-16)
Sempre io, scusate, Caterina