"La maternità determina una netta caduta di partecipazione: se prima della nascita del figlio lavorano 59 donne su 100, dopo tale evento ne continuano a lavorare solo 43. L’esigenza di cura è la motivazione principale dell’abbandono del lavoro (90% dei casi)".
Quindi, "si riconosce quindi la necessità di definire strategie di conciliazione tra vita e lavoro, ormai riconosciute come una determinante strutturale dei livelli di partecipazione al mercato del lavoro. Ma in questo quadro, al ruolo dell’offerta di servizi di supporto alle esigenze di cura familiare si dovrebbero affiancare anche interventi che incidano sui fattori di natura culturale".
Penso a quello che sta avvenendo nella mia azienda e mi chiedo quando dalla teoria si passerà alla pratica....
2 commenti:
Non credo purtroppo, si possa contare molto, in un cambiamento di interesse per le mamme lavoratrici, da parte di una qualunque delle aziende italiane e non.
Questo almeno fin tanto che, l'aspetto economico e di produttività a qualunque costo, prevarrà su quello umano.
C'è stato un dato momento, in cui le società occidentali, si sono votate ad una condizione di vita, che hanno definito di "benessere."
Probabilmente, dovremmo ridefinire, il "concetto" di benessere, solo allora, forse, le teorie dell'ISFOL potranno divenire realtà.
1 saluto.
Mi trovi purtroppo d'accordo...
Da quando poi c'è la crisi mi sembra che si sia abbandonato ogni minimo risvolto umano all'interno dei processi produttivi.
Un saluto anche a te!
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