sabato 5 dicembre 2009

Responsabilità sociale di impresa

Da Wikipedia:

Per responsabilità sociale d'impresa (o Corporate Social Responsibility, CSR) si intende l'integrazione di preoccupazioni di natura etica all'interno della visione strategica d'impresa: è una manifestazione della volontà delle grandi, piccole e medie imprese di gestire efficacemente le problematiche d'impatto sociale ed etico al loro interno e nelle zone di attività.

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« "responsabilità sociale delle imprese": integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle aziende e organizzazioni nelle loro attività commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate. »


In questi giorni non ho avuto molta voglia di scrivere: in ufficio sono giorni frenetici e un po' tristi, i colleghi "esodati" cominciano ad uscire, lasciando a chi rimane più lavoro da fare e, spesso, un grande vuoto umano.

Intanto sul sito web aziendale troneggia un articolo dedicato alla nuova grande buona azione aziendale: in nome della responsabilità sociale di impresa la nostra Azienda (com'è buona com'è brava la nostra Azienda) ha sponsorizzato un ospedale pediatrico in un Paese del Terzo Mondo, contribuendo a rendere più sani e più felici tanti bambini lontani.

Non posso non pensare a quei fortunati bambini lontani mentre, fuori dall'Azienda, incontro A., uno dei colleghi incentivati all'esodo, per ritirare dei documenti che deve consegnare all'Ufficio del Personale.
A. è un uomo semplice, di quasi sessant'anni, che ha lavorato per l'Azienda per più di venticinque anni. Ha un grande senso della giustizia, non ha mai tollerato soprusi e ingiustizie, né verso di lui né verso gli altri, e per questo ha spesso discusso con colleghi e superiori. Per questo ha fama di "duro e violento", ma io l'ho visto piangere diverse volte come un bambino: per la sua difficile situazione familiare, quando è stato seriamente ammalato e ha avuto paura di morire, infine quando mi è venuto a salutare, l'ultimo giorno di lavoro. Sì, piangeva anche l'ultimo giorno di lavoro, era triste perché per lui "venire qui, stare con i colleghi, era la sua vita". E io non riuscivo a capire e non capisco la ragione di questo attaccamento verso un'Azienda che ha cercato in tutti i modi di metterlo in difficoltà, che ha approfittato bassamente dei suoi momenti difficili per dargli addosso, che alla fine l'ha costretto in modo subdolo ad aderire all'accordo all'esodo, che poi ha cercato di risparmiare anche su quei quatto soldi di incentivo provocandolo per arrivare a un licenziamento per giusta causa, che infine l'ha voluto umiliare impedendogli di rimettere piede in azienda per consegnare i documenti richiesti dall'ufficio del personale.

Sì, fortunati quei bambini, che vivono tanto lontani da questa azienda....

2 commenti:

monteamaro ha detto...

Sono abbastanza vecchio, per aver potuto tifare Fausto Coppi.
Di Gino Bartali suo rivale però, ricordo ancora un'espressione che lo
caratterizzava: "Lè tutto sbagliato, lè tutto da rifare!"
Ecco, da decenni oramai, privilegiamo ogni forma di aspetto economico, è quasi una guerra.
Dietro di noi i feriti nell'anima e nella dignità, l'incapacità di vivere l'amicizia, l'ingiustizia, le solitudini, gli egoismi e le ragion di stato, e per finire le "CSR" senza cuore nè anima, solo calcolo.
Si, credo che il povero Bartali avesse ragione...Lè tutto sbagliato..

lucida follia ha detto...

Eppure, Monteamaro, voglio credere che finché ci sono persone come te e come me, che queste cose le notano, le soffrono, le vogliono cambiare, forse una speranza di un modello diverso ancora c'è....