sabato 8 agosto 2009

Ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale

1.
- Dottore, la prego, non mi mandi via.
La donna mormora parole, trascinata verso il basso dall'imbarazzo, la vergogna.
Gli occhi vagolano sulla superficie della scrivania, e, quando si levano, si arrestano acquosi e imploranti sui miei.
Ha la pelle diafana,un tailleur in colori tenui pastello. Cinquantacinque anni.
- Signora, temo di non essere stato efficace- dico con tono cortese sforzando un mezzo sorriso. Mi rizzo sulla schiena, imposto la voce.
- Nessuno vuole mandarla via, signora. La società ha una grande stima di lei. La questione è un'altra: dobbiamo privarci del contributo di pur validissimi collaboratori, perché dobbiamo ridurre il numero dei dipendenti: è in gioco la sopravvivenza stessa della società. Ora, nel dover mettere in pratica una scelta certamente dolorosa come questa, il criterio più razionale da adottare è quello di rivolgersi ai dipendenti, pur validissimi, ai quali manca un anno dall'età pensionabile.
- Ma io ho due figlie che vanno all'università, guadagno due milioni al mese, l'affitto della casa è di ottocentomila lire, sono vedova, non ho latre entrate o proprietà, come faccio a vivere con la pensione?
Ha alzato il viso, la voce e la paura. Il mio respiro è più veloce.
- Signora, capisco la sua situazione. Ma analizziamo freddamente la cosa: se lei va in pensione, ci va più o meno con un milione e mezzo al mese, ai quali deve aggiungere la liquidazione, che nel suo caso è una somma interessante, sono cinquanta milioni, ai quali ancora si somma la buonuscita. Se poi aggiunge che oggi prende due milioni al mese per dieci ore di lavoro, e invece, da pensionata, lei prende un milione e mezzo al mese per zero ore di lavoro, a questo punto si rende conto che, superato il comprensibile momentaneo disagio emotivo, lei si trova da pensionata in una situazione migliore dell'attuale: può decidere di godersi in pace la sua pensione e di stare con le sue figlie, oppure può decidere di lavorare, part time o tutto il giorno, e guadagnare più di prima, aggiungere ai soldi della pensioneun altro milione per il suo nuovo lavoro.


2.
- Vede, signor Brambilla, forse sono stato poco chiaro. Siamo al 20 di ottobre, e lei compie trentacinque anni di contribuzione il 30 gennaio dell'anno prossimo. Dunque, le mancano tre mesi e dieci giorni alla pensione. Io le dico: le diamo una buonuscita, lei si dimette entro il 31 dicembre, e siamo a posto. Lei mi risponde: accetto la proposta, ma voglio aspettare il 31 gennaio, perché mi sento più sicuro. io le rispondo: non possiamo aspettare il 31 gennaio, ma occorre fare la cosa entro il 31 dicembre, perché l'azienda deve fare la riduzione dell'organico entro il 31 dicembre. E lei mi dice: io mi sento sicuro al 31 gennaio. E io lechiedo: sicuro di che?
- Dottore, mi sento più sicuro a farlo il 31 gennaio, quando compio trentacinque anni di contribuzione.
- Perché?
- Perché non si può mai sapere, col governo: se cambiano la legge sulle pensioni, in pensione non ci vado più, e allora voglio essere sicuro, e aspettare gennaio. Non posso mica buttare una vita di lavoro così, dottore, si tratta solo di aspettare finoa gennaio.
La voce tremola. Parla a scatti. La faccia si è colorita di rosso. Indossa una giacca a quadri di buona fattura, un gilet giallo, e una cravatta blu con disegbini ocra. Gli abiti sono lindi e stirati, veste al di sopra dei suoi mezzi intellettuali. Mi fa solo incazzare.

Massimo Lolli, Volevo solo dormirle addosso.

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