- Dottore, la prego, non mi mandi via.
La donna mormora parole, trascinata verso il basso dall'imbarazzo, la vergogna.
Gli occhi vagolano sulla superficie della scrivania, e, quando si levano, si arrestano acquosi e imploranti sui miei.
Ha la pelle diafana,un tailleur in colori tenui pastello. Cinquantacinque anni.
- Signora, temo di non essere stato efficace- dico con tono cortese sforzando un mezzo sorriso. Mi rizzo sulla schiena, imposto la voce.
- Nessuno vuole mandarla via, signora. La società ha una grande stima di lei. La questione è un'altra: dobbiamo privarci del contributo di pur validissimi collaboratori, perché dobbiamo ridurre il numero dei dipendenti: è in gioco la sopravvivenza stessa della società. Ora, nel dover mettere in pratica una scelta certamente dolorosa come questa, il criterio più razionale da adottare è quello di rivolgersi ai dipendenti, pur validissimi, ai quali manca un anno dall'età pensionabile.
- Ma io ho due figlie che vanno all'università, guadagno due milioni al mese, l'affitto della casa è di ottocentomila lire, sono vedova, non ho latre entrate o proprietà, come faccio a vivere con la pensione?
Ha alzato il viso, la voce e la paura. Il mio respiro è più veloce.
- Signora, capisco la sua situazione. Ma analizziamo freddamente la cosa: se lei va in pensione, ci va più o meno con un milione e mezzo al mese, ai quali deve aggiungere la liquidazione, che nel suo caso è una somma interessante, sono cinquanta milioni, ai quali ancora si somma la buonuscita. Se poi aggiunge che oggi prende due milioni al mese per dieci ore di lavoro, e invece, da pensionata, lei prende un milione e mezzo al mese per zero ore di lavoro, a questo punto si rende conto che, superato il comprensibile momentaneo disagio emotivo, lei si trova da pensionata in una situazione migliore dell'attuale: può decidere di godersi in pace la sua pensione e di stare con le sue figlie, oppure può decidere di lavorare, part time o tutto il giorno, e guadagnare più di prima, aggiungere ai soldi della pensioneun altro milione per il suo nuovo lavoro.
2.
- Vede, signor Brambilla, forse sono stato poco chiaro. Siamo al 20 di ottobre, e lei compie trentacinque anni di contribuzione il 30 gennaio dell'anno prossimo. Dunque, le mancano tre mesi e dieci giorni alla pensione. Io le dico: le diamo una buonuscita, lei si dimette entro il 31 dicembre, e siamo a posto. Lei mi risponde: accetto la proposta, ma voglio aspettare il 31 gennaio, perché mi sento più sicuro. io le rispondo: non possiamo aspettare il 31 gennaio, ma occorre fare la cosa entro il 31 dicembre, perché l'azienda deve fare la riduzione dell'organico entro il 31 dicembre. E lei mi dice: io mi sento sicuro al 31 gennaio. E io lechiedo: sicuro di che?
- Dottore, mi sento più sicuro a farlo il 31 gennaio, quando compio trentacinque anni di contribuzione.
- Perché?
- Perché non si può mai sapere, col governo: se cambiano la legge sulle pensioni, in pensione non ci vado più, e allora voglio essere sicuro, e aspettare gennaio. Non posso mica buttare una vita di lavoro così, dottore, si tratta solo di aspettare finoa gennaio.
La voce tremola. Parla a scatti. La faccia si è colorita di rosso. Indossa una giacca a quadri di buona fattura, un gilet giallo, e una cravatta blu con disegbini ocra. Gli abiti sono lindi e stirati, veste al di sopra dei suoi mezzi intellettuali. Mi fa solo incazzare.
Massimo Lolli, Volevo solo dormirle addosso.
La donna mormora parole, trascinata verso il basso dall'imbarazzo, la vergogna.
Gli occhi vagolano sulla superficie della scrivania, e, quando si levano, si arrestano acquosi e imploranti sui miei.
Ha la pelle diafana,un tailleur in colori tenui pastello. Cinquantacinque anni.
- Signora, temo di non essere stato efficace- dico con tono cortese sforzando un mezzo sorriso. Mi rizzo sulla schiena, imposto la voce.
- Nessuno vuole mandarla via, signora. La società ha una grande stima di lei. La questione è un'altra: dobbiamo privarci del contributo di pur validissimi collaboratori, perché dobbiamo ridurre il numero dei dipendenti: è in gioco la sopravvivenza stessa della società. Ora, nel dover mettere in pratica una scelta certamente dolorosa come questa, il criterio più razionale da adottare è quello di rivolgersi ai dipendenti, pur validissimi, ai quali manca un anno dall'età pensionabile.
- Ma io ho due figlie che vanno all'università, guadagno due milioni al mese, l'affitto della casa è di ottocentomila lire, sono vedova, non ho latre entrate o proprietà, come faccio a vivere con la pensione?
Ha alzato il viso, la voce e la paura. Il mio respiro è più veloce.
- Signora, capisco la sua situazione. Ma analizziamo freddamente la cosa: se lei va in pensione, ci va più o meno con un milione e mezzo al mese, ai quali deve aggiungere la liquidazione, che nel suo caso è una somma interessante, sono cinquanta milioni, ai quali ancora si somma la buonuscita. Se poi aggiunge che oggi prende due milioni al mese per dieci ore di lavoro, e invece, da pensionata, lei prende un milione e mezzo al mese per zero ore di lavoro, a questo punto si rende conto che, superato il comprensibile momentaneo disagio emotivo, lei si trova da pensionata in una situazione migliore dell'attuale: può decidere di godersi in pace la sua pensione e di stare con le sue figlie, oppure può decidere di lavorare, part time o tutto il giorno, e guadagnare più di prima, aggiungere ai soldi della pensioneun altro milione per il suo nuovo lavoro.
2.
- Vede, signor Brambilla, forse sono stato poco chiaro. Siamo al 20 di ottobre, e lei compie trentacinque anni di contribuzione il 30 gennaio dell'anno prossimo. Dunque, le mancano tre mesi e dieci giorni alla pensione. Io le dico: le diamo una buonuscita, lei si dimette entro il 31 dicembre, e siamo a posto. Lei mi risponde: accetto la proposta, ma voglio aspettare il 31 gennaio, perché mi sento più sicuro. io le rispondo: non possiamo aspettare il 31 gennaio, ma occorre fare la cosa entro il 31 dicembre, perché l'azienda deve fare la riduzione dell'organico entro il 31 dicembre. E lei mi dice: io mi sento sicuro al 31 gennaio. E io lechiedo: sicuro di che?
- Dottore, mi sento più sicuro a farlo il 31 gennaio, quando compio trentacinque anni di contribuzione.
- Perché?
- Perché non si può mai sapere, col governo: se cambiano la legge sulle pensioni, in pensione non ci vado più, e allora voglio essere sicuro, e aspettare gennaio. Non posso mica buttare una vita di lavoro così, dottore, si tratta solo di aspettare finoa gennaio.
La voce tremola. Parla a scatti. La faccia si è colorita di rosso. Indossa una giacca a quadri di buona fattura, un gilet giallo, e una cravatta blu con disegbini ocra. Gli abiti sono lindi e stirati, veste al di sopra dei suoi mezzi intellettuali. Mi fa solo incazzare.
Massimo Lolli, Volevo solo dormirle addosso.
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