domenica 26 luglio 2009

Trova le differenze



La storia della contabile della BeM, l'azienda citata nel post precedente, nel racconto dell'ad Brunella Agnelli:
"Fecero colloqui per valutare le propensioni dei dipendenti. Dopo abbiamo cambiato le mansioni di molti, in base ai loro desideri. Una contabile, ad esempio, si disse molto portata per la comunicazione. Era il suo sogno. L’abbiamo accontentata: grazie a lei sono nate le reti internet ed extranet, per rendere partecipi i dipendenti della vita aziendale. Anche la comunicazione esterna dà i primi frutti, con la fidelizzazione dei clienti. È la motivazione la chiave del successo: porta alla flessibilità mentale, cioè all’essere propositivi e disponibili persino a lavorare di più, se serve"

La mia storia all'interno dell'azienda nella quale lavoro da circa vent'anni (mia ma anche di tanti altri...):
Sono stata assunta per una posizione che richiedeva la conoscenza più che buona di almeno due lingue straniere (la mia materia!) e, marginalmente, discrete capacità contabili.
Nel corso degli anni mi hanno spostato a mansioni che progressivamente richiedevano meno conoscenze linguistiche e maggiori conoscenze contabili, finché, da circa quattro anni, faccio un lavoro quasi esclusivamente di contabilità.
Ogni volta che mi veniva comunicato il cambiamento di lavoro ho cercato di oppormi facendo valere la mia formazione e la mia esperienza linguistica: tutto inutile, cambiava il responsabile di turno ma il discorsetto era sempre lo stesso: l'Azienda puntava a valorizzare il lato nascosto della mia professionalità, non dovevo sottovalutare le mie straordinarie capacità contabili, il nuovo lavoro richiedeva alta professionalità e tutte le doti che avevo dimostrato di avere, bla bla bla bla (all'ipocrisia aziendale dedicherò un post apposito, prima o poi...).
Inutile dire che ogni cambiamento diminuiva un po' di più la mia motivazione, oltre all'effettivo rendimento sul lavoro (NON sono una contabile, né ho mai fatto alcun tipo di formazione di contabilità!)
La ciliegina sulla torta: ad un certo punto di questo percorso mi trovo collocata in un team composto, oltre che da me, da un capo e da una collega con i quali, dopo un breve periodo di difficoltà, scatta un'intesa lavorativa perfetta: insieme lavoriamo tanto e ci divertiamo pure! Dopo un anno abbiamo fatto un eccellente risultato, sia quantitativo che qualitativo. Se ne accorge anche il responsabile del settore, che ci chiama, ci fa i complimenti e.... dopo circa tre mesi scioglie il gruppo di lavoro e ci sparpaglia negli altri settori.

4 commenti:

Minu ha detto...

forse stanno pensando ad un crescete e moltiplicatevi. sperano che il vostro entusiasmo contagi come un virus altri dipendenti. Non odiarmi, cerco di essere ottimista. Storia antica quella che leggo nel post, la dirigenza mira a distruggere i team ben organizzati e affiatati, le motivazioni io non le ho mai sapute decifrare

lucida follia ha detto...

Non ti odio Minu, semmai odio la (dis)organizzazione di cui faccio parte e le persone che la rappresentano.
Le motivazioni? Purtroppo io credo di cominciare a comprenderle...
Comunque è bello rileggerti!

Minu ha detto...

grazie lucida follia, io non ho mai smesso di leggerti comunque..
puoi spiegarmele le motivazioni, tenterò di comprenderle ;)

ps parola di verifica: sultani

lucida follia ha detto...

Minu, non credo che farai nessuna fatica a comprendere le motivazioni: stanno rendendo la vita in azienda sempre più difficile e disumana per "convincere" le persone ad andarsene, possibilmente a costo zero. L'obiettivo principale in questo momento non è tanto aumentare la produzione quanto ridurre i costi, e "costi" è sinonimo di "lavoratori".
E poi...ma questa è un'interpretazione tutta mia: ricordi la scritta all'ingresso dei campi di concentramento? "Arbeit macht frei", il lavoro rende liberi. Per certi aspetti (il profitto ad ogni costo) l'ideologia aziendale è la stessa e viene imposta con gli stessi metodi brutali e coercitivi.