Manco dal blog da quasi un mese.... anche se sono entrata quasi quotidianamente, tentando ogni volta di rispondere alla domanda di Soffio, senza però riuscire a trovare mai le parole per tentare di dire quello che sto vivendo.
Stamattina ho pubblicato una poesia che in qualche modo trasmette i miei sentimenti attuali; mentre cliccavo sul tasto "pubblica" ho capito che la struggente bellezza dei versi di Alda Merini non era abbastanza per la mia avidità di dire e che avrei dovuto trovare parole tutte mie, certamente meno poetiche e profonde, ma mie. E che dovevo vincere la paura, fortissima, che il blog venisse snaturato e cambiasse pelle, perché io la pelle la sto già cambiando, costretta dalla vita, la vita che non è mai immobile ma continuo cambiamento. Un cambiamento che molto spesso avviene nel dolore, dal quale non ci si può difendere né fuggire, con il quale ci si deve "sporcare le mani" se si vuole in qualche modo uscirne.
Il mio dolore, la mia battaglia in questo momento è una bruttissima e purtroppo molto diffusa malattia, l'anoressia nervosa, di cui mia figlia soffre da alcuni mesi, nei quali abbiamo assistito impotenti alla distruzione scientifica di un corpo sano e bello e all'ossessivo deragliare di una mente brillante.
Abbiamo avuto la fortuna di incontrare quasi subito medici competenti dal punto di vista umano e professionale, tuttavia la perniciosità della malattia è tale che la malata non riconosce di avere un problema e, quindi, non accetta il percorso di cura e non collabora. Da tre settimane mia figlia è in ospedale, per un intervento definito tecnicamente "salvavita"....
In tutti questi mesi di enorme preoccupazione e tensione e sofferenza di tutta la famiglia sono entrata in contatto con numerose altre persone colpite come me da questa malattia e ho incontrato diversi medici e figure professionali che si occupano in vario modo di queste pazienti, che utilizzano il loro corpo per gridare il profondo dolore della loro anima.
Sono prevalentemente ragazze e prevalentemente adolescenti, prigioniere della loro ossessione di introdurre cibo. Vite interrotte, corpi martoriati che ci buttano in faccia il fallimento della nostra società e dei suoi inutili valori e ci costringono a riflettere senza cercare scuse o attenuanti sui nostri errori e sulle nostre debolezze di adulti e di genitori e a riconsiderare le nostre esistenze in base ai temi "forti": la vita, la morte, l'amore, i rapporti umani... per scoprire, un po' alla volta, con orrore, che abbiamo costruito una società profondamente malata nell'animo.
1 commento:
Tutta la mia solidarietà. Coraggio!
Ti abbraccio forte.
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