mercoledì 30 dicembre 2009

Il divertimento di creare

Sono stata a vedere la mostra su Alexander Calder, artista a me del tutto sconosciuto, e mi sono innamorata: delle sue sculture giocose, ironiche, divertenti; del suo modo allegro, divertito e allo stesso tempo terribilmente serio di lavorare; delle sue forme che cercavano di riprodurre giocosamente i colori e i movimenti della natura.
Mi sono fatta l'idea che fosse completamente assorbito e in sintonia con il suo lavoro e quello che creava, e lo invidio terribilmente per questo:

Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare nemmeno un giorno della tua vita (Confucio)

Tra i video che vengono proiettati nella mostra, uno mostra un bambino che si reca nell'atelier dello scultore, lo osserva mentre lavora a un pezzo di una scultura e gli chiede: "Cosa stai facendo"? "Mi diverto", risponde Calder. Non è grandioso?








martedì 29 dicembre 2009

Nuovo anno, nuovo look!


La Madonna Solly di Raffaello è la nuova immagine del mio profilo: l'ho trovata citata nel bellissimo libro di Marilde Trinchero, La solitudine delle madri, e mi è piaciuta subito tanto.

Grazie a Marilde, per avermi fatto scoprire questo quadro di Raffaello, ma soprattutto per avere scritto un testo come La solitudine delle madri, che mi sta facendo riflettere tanto su argomenti che "mi bruciano dentro". Appena avrò metabolizzato tutto, dedicherò un post al libro (e alle riflessioni!)

Bill Viola: quanto mi piace!





Chi è Bill Viola

Sito ufficiale

lunedì 28 dicembre 2009

La poesia di Natale

Dedicata a K, il guidatore
(io sono quella investita...)




Ieri notte ho guidato un’auto
non sapendo guidare
non possedendo un’auto
Ho guidato e ho investito
persone che amavo
… ho traversato una città a 190.
Mi sono fermato a Hedgeville
e ho dormito di dietro sul sedile
… eccitato per la mia nuova vita.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Last night I drove a car
not knowing how to drive
not owning a car
I drove and knocked down
people I loved
...went 120 through one town.

I stopped at Hedgeville
and slept in the back seat
...excited about my new life.
Gregory Corso

Un regalo di Natale per le mamme, per non dimenticare che siamo anche donne


Il Natale porta indubbiamente con sè un aumento dello stress, soprattutto per noi donne che dobbiamo fronteggiare lavoro, figli, famiglia: c'è un "ingorgo" di impegni, di aspettative, di cose da fare... Da anni ormai vivo con ansia e preoccupazione l'arrivo di questo periodo, che ha il suo culmine nel 25 e nel 26 di Dicembre.
Poi, superata questa data, o meglio, "sopravvissuta" anche all'ultimo cenone nella confusione della famiglia, mi godo la rilassatezza che subentra in me e attorno a me, una specie di "atmosfera magica" in cui il tempo, prima così frenetico, si distende e diventa quasi magico, perché lascia disponibilità per attività e riflessioni normalmente inusuali, per le quali non c'è mai tempo. Questi giorni li considero il mio vero regalo di Natale.
In questa atmosfera magica questa volta mi sono imbattuta nella Storia della Bella di Caterina Comi, una bella fiaba "dedicata a noi mamme, ogni tanto ci vuole": come la Bella, dobbiamo ricordare più spesso che non siamo soltanto mamme, ma anche donne e persone.
Buon Dopo-Natale a tutte le mamme!


martedì 22 dicembre 2009

Una moderna Durga


Bella questa immagine del blog I'm a Woman.

Durga nella religione induista è una forma di Devi, la Madre Divina. È raffigurata come una donna che cavalca un leone, con numerose braccia mani che impugnano diversi tipi di armi e fanno dei mudra (gesti simbolici fatti con la mano). Questa forma della Dea è l'incarnazione dell'energia creativa femminile (Shakti). Di carattere ambivalente, ha in sé entrambi i poteri di creazione e distruzione (Wikipedia)

lunedì 21 dicembre 2009

Lunedì poetico

Maniera

Accosto la fronte alla tua, si toccano,
dico: "E' una frontiera".
Fronte a fronte: frontiera,
mio scherzo desolato, ci sorridi.
Col naso ci riprovo, tocco il naso,
per una tenerezza da canile:
"E questa è una nasiera", dico
per risentire casomai
un secondo sorriso, che non c'è.
Poi tu metti la mano sulla mia
e io resto indietro di un respiro.
"E questa è una maniera", mi dici.
"Di lasciarsi?", ti chiedo. "Si, così".

Erri De Luca

domenica 20 dicembre 2009

La poesia della domenica prenatalizia

Essere testimoni di se stessi
sempre in propria compagnia
mai lasciati soli in leggerezza
doversi ascoltare sempre
in ogni avvenimento fisico chimico
mentale, è questa la grande prova
l'espiazione, è questo il male.

Patrizia Cavalli

martedì 8 dicembre 2009

Il blog di uno virgola due

Scopro oggi che dallo scorso settembre Silvia Ferreri ha aperto un blog sulle tematiche già affrontate nel suo documentario:


"Apre oggi il blog di Uno virgola due. E’ passato tempo dall’uscita del film, e dalla pubblicazione del libro che porta lo stesso titolo. Da allora ho fatto decine di presentazioni sia del film che del libro. Ho incontrato molte donne in questi viaggi per l’Italia (e per l’Europa) con le quali avrei voluto tenere contatti più stretti, ma non sempre è stato possibile. Molte donne che mi hanno raccontato, ascoltato, ringraziato. A loro e a tutte le persone che ho incrociato in questo viaggio è rivolto il blog di Unovirgoladue"

Maternità e lavoro

Via La revolution en rose apprendo che, in base all'ultimo rapporto ISFOL:
"La maternità determina una netta caduta di partecipazione: se prima della nascita del figlio lavorano 59 donne su 100, dopo tale evento ne continuano a lavorare solo 43. L’esigenza di cura è la motivazione principale dell’abbandono del lavoro (90% dei casi)".
Quindi, "si riconosce quindi la necessità di definire strategie di conciliazione tra vita e lavoro, ormai riconosciute come una determinante strutturale dei livelli di partecipazione al mercato del lavoro. Ma in questo quadro, al ruolo dell’offerta di servizi di supporto alle esigenze di cura familiare si dovrebbero affiancare anche interventi che incidano sui fattori di natura culturale".

Penso a quello che sta avvenendo nella mia azienda e mi chiedo quando dalla teoria si passerà alla pratica....

NO!


Foto tratta da Femminismo a Sud

sabato 5 dicembre 2009

Responsabilità sociale di impresa

Da Wikipedia:

Per responsabilità sociale d'impresa (o Corporate Social Responsibility, CSR) si intende l'integrazione di preoccupazioni di natura etica all'interno della visione strategica d'impresa: è una manifestazione della volontà delle grandi, piccole e medie imprese di gestire efficacemente le problematiche d'impatto sociale ed etico al loro interno e nelle zone di attività.

[...]




« "responsabilità sociale delle imprese": integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle aziende e organizzazioni nelle loro attività commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate. »


In questi giorni non ho avuto molta voglia di scrivere: in ufficio sono giorni frenetici e un po' tristi, i colleghi "esodati" cominciano ad uscire, lasciando a chi rimane più lavoro da fare e, spesso, un grande vuoto umano.

Intanto sul sito web aziendale troneggia un articolo dedicato alla nuova grande buona azione aziendale: in nome della responsabilità sociale di impresa la nostra Azienda (com'è buona com'è brava la nostra Azienda) ha sponsorizzato un ospedale pediatrico in un Paese del Terzo Mondo, contribuendo a rendere più sani e più felici tanti bambini lontani.

Non posso non pensare a quei fortunati bambini lontani mentre, fuori dall'Azienda, incontro A., uno dei colleghi incentivati all'esodo, per ritirare dei documenti che deve consegnare all'Ufficio del Personale.
A. è un uomo semplice, di quasi sessant'anni, che ha lavorato per l'Azienda per più di venticinque anni. Ha un grande senso della giustizia, non ha mai tollerato soprusi e ingiustizie, né verso di lui né verso gli altri, e per questo ha spesso discusso con colleghi e superiori. Per questo ha fama di "duro e violento", ma io l'ho visto piangere diverse volte come un bambino: per la sua difficile situazione familiare, quando è stato seriamente ammalato e ha avuto paura di morire, infine quando mi è venuto a salutare, l'ultimo giorno di lavoro. Sì, piangeva anche l'ultimo giorno di lavoro, era triste perché per lui "venire qui, stare con i colleghi, era la sua vita". E io non riuscivo a capire e non capisco la ragione di questo attaccamento verso un'Azienda che ha cercato in tutti i modi di metterlo in difficoltà, che ha approfittato bassamente dei suoi momenti difficili per dargli addosso, che alla fine l'ha costretto in modo subdolo ad aderire all'accordo all'esodo, che poi ha cercato di risparmiare anche su quei quatto soldi di incentivo provocandolo per arrivare a un licenziamento per giusta causa, che infine l'ha voluto umiliare impedendogli di rimettere piede in azienda per consegnare i documenti richiesti dall'ufficio del personale.

Sì, fortunati quei bambini, che vivono tanto lontani da questa azienda....